Firenze

Progammazione toscana post-Covid di Alessandro Petretto

La pianificazione europea, inaugurata col NEXTGENEU e gli annessi dispositivi, ha conseguenze molto rilevanti sul piano del metodo per la programmazione territoriale, soprattutto regionale. La declinazione locale del PNRR, che deriva dal Dispositivo di ripresa e resilienza, concepisce un’attività rivolta a conseguire risultati e quindi prefigura il finanziamento di programmi di performance e non semplicemente di spesa. Questo impone di adeguare la formazione dei piani regionali per il lavoro e lo sviluppo a questa logica, ridefinendo i  principi e gli obiettivi per centrare la “tripla transizione” verde, digitale e socio-economica. In questa fase, via via che i ministeri emettono i decreti per accedere ai finanziamenti, con bandi o assegnazioni dirette locali, le regioni, soprattutto quelle più dinamiche con una tradizione di accesso ai fondi strutturali e altre fonti, come la Toscana, hanno davanti il non facile compito di adattare alla nuova visione le consuete tecniche di “messa a terra” dei progetti. Qualche indicazione proviene dalle linee guida formulate dai ministeri a partire da quello delle Infrastrutture.

In primo luogo, gli interventi devono essere espressi secondo l’approccio così detto “matriciale” secondo cui in ogni progetto di investimento devono essere precisati i soggetti attuatori (Regione, enti locali, enti del terzo settore e imprese private), indicate le fonti di finanziamento (PNRR, altri fondi europei, fondi strutturali, finanziamento bancario, partenariato pubblico-privato) e delineato il crono programma temporale per l’attuazione delle opere. In secondo luogo, per ogni intervento proposto devono essere fornite stime in termini di valore aggiunto, di occupazione (distinta a seconda della tipologia, donne e giovani), e di indicatori di uguaglianza e contrasto alla povertà, di digitalizzazione e di tutela ambientale. Queste funzioni di valutazione ex-ante potrebbero essere, nel caso della Toscana, efficacemente svolte dall’IRPET che dispone degli strumenti specifici. In terzo luogo, la Regione dovrebbe dotarsi anche di un Nucleo tecnico interno per fornire ai soggetti attuatori del PNRR l’assistenza per la partecipazione ai bandi e per concretizzare le assegnazioni, tramite linee guida, schemi-tipo di progetti per settori, modelli delle relazioni tecnico-economiche da presentare. In particolare, il Nucleo dovrebbe consentire l’accesso ai dati necessari per la Relazione di sostenibilità con riferimento agli obbiettivi di Agenda 2030, certamente lo strumento più innovativo e complesso ma dal quale non si può prescindere. L’assistenza dovrebbe  proseguire in tutte le fasi di verifica del cronoprogramma, con il monitoraggio degli indicatori fino al completamento delle opere. Cioè un lavoro che si dipana nell’arco di tempo 2022-2026. Per sviluppare queste forme di assistenza la Regione potrebbe avvalersi del contributo delle Fondazioni di origine bancaria della Toscana, che secondo le indicazioni di ACRI,  si sono dette disponibili a svolgere questa funzione di assistenza. Infine, bisogna ideare e attuare meccanismi di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini nello sviluppo dei progetti, sulla base del principio che il miglior controllo proviene dal basso.