Economia

Il Piano regionale sui Rifiuti, un buon documento ma che si ferma lì… di Alessandro Petretto

Il Consiglio regionale ha approvato il Piano Rifiuti, un importante e atteso documento, dalla cui applicazione deriveranno conseguenze significative per la società toscana, per i cittadini, per le imprese e per l’ambiente. Il programma ha però sollevato molte questioni, non solo da parte della minoranza che lo ha etichettato come un piano delle “non decisioni”; questioni che hanno numerosi risvolti di natura tecnico-ingegneristica, giuridica, politico-ideologica e diversi altri. È comunque utile porre alcuni punti fermi che riguardano la natura esclusivamente economica delle implicazioni.

Il primo punto riguarda l’adozione di tecniche di produzione circolari, che allungano il ciclo di vita dei prodotti, in luogo di quelle lineari. Come tutte le trasformazioni tecnologiche, per quanto in linea di principio migliorative, per essere applicate estensivamente devono risultare economicamente sostenibili in relazioni agli obbiettivi che ci si pone. Nel Servizi rifiuti, l’ambito di applicazione più rilevante, ciò significa che introdurre il riciclo e il recupero dei rifiuti trova una propria giustificazione fino a che riciclare i rifiuti ha un costo inferiore rispetto allo smaltimento degli stessi.

Il riciclo è caratterizzato da costi crescenti e da benefici decrescenti; conseguentemente perseguire un obiettivo di riciclo totale dei rifiuti, ad oggi, non è economicamente sostenibile. Dovrà, quindi, essere definito un livello ottimo di riciclo a cui corrisponde un beneficio sociale, in termini ambientali, che uguaglia il suo costo sociale, in termini di risorse impiegate. In ogni caso, l’utilizzazione del rifiuto in un’ottica circolare richiede lo sviluppo di un mercato dei materiali riciclati, in particolare l’esistenza di imprese che hanno adattato il loro ciclo produttivo ai materiali selezionati che devono per questo possedere specifiche qualitative non sempre facili da ottenere. Offerta e domanda di riciclo devono essere situate nel territorio di riferimento in ossequio del principio di autosufficienza.

L’analisi economica ha esaminato diversi scenari e ha mostrato che quelli con obiettivi di riciclo molto ambiziosi sono caratterizzati da costi fissi molto elevati, compensati solo in parte dai ricavi ottenuti dalla vendita dei materiali raccolti. Invece gli scenari che prevedono obiettivi di riciclo inferiori, utilizzando maggiormente modalità di gestione basate sul recupero energetico, sono caratterizzati da importanti ricavi ottenuti dalla vendita di energia elettrica e di calore. A questi ricavi viene inoltre associato un beneficio dovuto ad una riduzione dei costi esterni derivanti dalle emissioni di gas serra che avrebbero caratterizzato i cicli energetici sostituiti dall’utilizzo di un termovalorizzatore. In linea generale, gli studi mostrano come sia preferibile uno scenario nel quale vi sia un mix bilanciato tra riciclo e termovalorizzazione dei rifiuti, che si registra utilizzando gli impianti a piena capacità, bruciando rifiuti con un elevato potere calorifico e aggiornando periodicamente gli impianti con le tecnologie più moderne.

Le direttive e i dati europei indicano come traguardo il riciclaggio di circa il 70% dei rifiuti, per cui, sotto il profilo economico, l’obbiettivo della programmazione dovrebbe essere portare a zero il deposito in discarica (dove la Toscana conferisce ancora il 30% dei rifiuti) e il trasferimento dei rifiuti in altre realtà territoriali (con costi finanziari e ambientali elevatissimi) e disporre deglii impianti alta tecnologia per smaltire ed incenerire, con costi ambientali controllati, il restante ammontare di rifiuti. La localizzazione di questi, sulla base dei fabbisogni territoriali, dovrebbe rientrare nello stesso processo di programmazione del settore prevedendo un sistema di compensazioni adeguato. C’è bisogno di molto intervento pubblico, se pur condizionato dalle scarse risorse, ma c’è anche bisogno di molto mercato, con imprenditori capaci di cogliere le potenzialità del settore per troppo tempo rimasto asfittico. Questa evoluzione non è facile da realizzare in una regione come la Toscana dove è diffusa l’idea che la sostenibilità economia e sociale sia monopolio pubblico, ma è un progresso che non si può eludere e oltretutto altri lo hanno fatto.

Pubblicato originariamente su “SoloRiformisti”.