Storia

Il Tricolore e i primi germogli dell’idea europea di Umberto Baldocchi

Il 7 gennaio si è celebrata la ricorrenza del nostro Tricolore. Festività civile istituita ufficialmente dal Presidente Ciampi, per fare memoria dell’episodio della scelta del tricolore come bandiera comune delle quattro città della Repubblica  Cispadana , Reggio Emilia, Ferrara, Modena e Bologna.

Scelta che ebbe luogo nella città di Reggio nel lontano 1797, all’inizio delle guerre napoleoniche. Un episodio apparentemente minore ed insignificante, ma in realtà un episodio di importanza straordinaria per quello che doveva essere il Risorgimento della grande cultura civile italiana, anima dell’ Umanesimo e del Rinascimento, e grande contributo alla storia europea e internazionale oltre che al processo  che portò poi ad una unificazione statuale che certo non realizzò che alcune di quelle premesse. E ad una unificazione che fu poi chiamata “Risorgimento”, in un senso un po’ fuorviante, dato che non c’era alcun Stato unitario che doveva risorgere in Italia, ma c’era invece una grande cultura civile che doveva “risorgere” per inverarsi e trovare le proprie adeguate espressioni politiche.

La straordinarietà dell’evento diviene chiarissima se ci rendiamo conto che l’unione di quelle quattro città rovesciava radicalmente la situazione di conflittualità che aveva caratterizzato la vita delle antiche repubbliche italiane. Nelle celebrazioni ufficiali odierne, del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio, non mi pare però si sia fatto riferimento ad una coincidenza ancor più straordinaria, al fatto cioè che la data del 1797 è non solo quella di nascita del Tricolore, ma anche del diritto costituzionale europeo, un campo in cui  l’Italia dell’epoca ha una primazia assoluta. Fu lo stesso abate Giuseppe Compagnoni ( 1754-1833) che, come deputato al Congresso di Reggio Emilia aveva proposto il Tricolore  come bandiera comune, ad essere l’autore di un testo intitolato Elementi di diritto costituzionale democratico, edito nel 1797. Un’opera pionieristica in Italia ed in Europa, poi ostracizzata e dimenticata dopo la Restaurazione. In questo scritto, riedito solo negli anni Ottanta del XX secolo, comparvero non solo i concetti e le parole della futura lotta per il risorgimento e l’unità d’ Italia ( come nazione, unità, indipendenza, repubblica democratica, eguaglianza politica e giuridica, libertà religiosa o di coscienza, libertà come diritto e dovere del popolo) ma addirittura si affermano i due elementi , cultura dei diritti e rappresentanza, che faranno la differenza decisiva  tra democrazia dei moderni e democrazia degli antichi, precedendo di oltre un ventennio  la nota riflessione di Benjamin Constant su libertà degli antichi e dei moderni.

Compagnoni in  fondo anticipava alcuni dei concetti essenziali della futura Costituzione italiana, che sarebbe arrivata un secolo e mezzo dopo, denunciando ad esempio il rischio della “pura democrazia”, ovvero della democrazia  per cui niente vi sarebbe al di sopra del governo o dei rappresentanti del popolo sovrano, una democrazia in cui non vi sarebbe bisogno di limitare il potere che, in quanto popolare, sarebbe sempre buono. Una idea i cui effetti oggi vediamo pericolosamente affacciarsi anche in Europa.

Scrive Compagnoni, in un italiano decisamente pre-manzoniano ma ben chiaro: “ La pura  democrazia confonde spesso il sovrano e il governo; e nascono eminenti ingiustizie , e cabale, e incertezze e ondeggiamento continuo che intorbidano l’esecuzione delle leggi, attenta poi infine alla costituzione, ben presto soffrendo enorme cangiamento. Al contrario […] non solo il governo non può confondersi con il sovrano; ma per ciò che riguarda le molteplici sue diramazioni non può soffri ire disorbitanze; e il popolo gode di quella  piena garanzia sociale che assicura la quiete dello Stato, la tranquillità della nazione e la libertà dei cittadini” ( G. Compagnoni  Elementi di diritto costituzionale democratico  Milano Spirali 2008, pp.246-247).

Qui stanno le basi dei progressi democratici e civili che l’ Italia avrebbe compiuto attraverso drammatiche vicissitudini.  Non era solo una bandiera- o un astratto senso di fratellanza-   ciò che serviva a ricucire una comunità ed a farla vivere, ma era un’alta e radicalmente nuova concezione del diritto. Anche oggi la libertà repubblicana deve difendersi dai rischi della insidiosa e ammaliatrice “pura democrazia” che mette a rischio il primato della Costituzione. E non solo in Italia. La ricorrenza del  7 gennaio è per questo ancor più attuale.

Pubblicato originariamente su politicainsieme.com