Società

Ancora sui borghi di Zeffiro Ciuffoletti

Il lavoro del governo Draghi a sostegno delle amministrazioni locali rappresenta una buona base per il governo che verrà.

La questione dei borghi si lega ad una parte importante di questi provvedimenti, che dipendono dai fondi stanziati dal decreto Recovery della fine del 2021. Proprio i piccoli comuni avevano bisogno di personale aggiuntivo e specialmente per poter “gestire” i progetti messi in campo dalle varie amministrazioni locali. Saranno 760 i piccoli comuni sotto i 5000 abitanti, fra questi anche quelli toscani, che riceveranno fondi aggiuntivi stanziati per i progetti del Pnrr relativi al reclutamento straordinario di personale specializzato.

Il governo Draghi si è mosso con l’accordo raggiunto nella Conferenza Stato-città. In questo modo si potranno finanziare le assunzioni di 1026 esperti per lo sviluppo dei piani riguardanti le varie amministrazioni. Le richieste di personale sono tante, ma il decreto approvato offre un aiuto a circa un sesto dei comuni italiani sotto i 5000 abitanti.

Speriamo che questo personale aggiuntivo non possieda solo capacità tecniche adeguate, ma anche un minimo di base culturale per capire quanto importanti, ma anche “delicati” siano questi interventi.

La Toscana, come si sa, è una regione che presenta una varietà veramente grande e antica di tipologie di insediamenti. Proprio questi insediamenti, a volte “minori”, racchiudono la complessa ramificazione di rapporti umani, sociali, economici, che fanno della Toscana una regione così unitariamente diversificata e, nello stesso tempo, variegatamente omogenea. Proprio questa impronta umana è così capillarmente diffusa in Toscana, che diventa un requisito indispensabile per una comprensione meno superficiale del loro aspetto attuale.

La componente fisica della Toscana è anch’essa variegata. Si pensi che le pianure rappresentano appena il 10% del territorio regionale e tuttavia proprio nelle pianure si concentrano le maggiori città e più della metà della popolazione, nonché la maggior parte delle attività industriali e commerciali. In più la rete stradale più importante. Il contrario di quel che troviamo nel 20% del territorio montuoso e nel 70% rappresentato dal sistema collinare, che rimane il paesaggio più espressivo della Toscana. Come ha scritto Giovanna Gurrieri Ceccatelli (Capire la Toscana, Marsilio, 1980), il paesaggio collinare e i suoi insediamenti rappresentano ancora oggi «per quantità e qualità, la forma specifica e più perfetta del territorio regionale».

La mezzadria, forma specifica di contratto agrario toscano, modellò le colline “vitate e pomate” e segnò il reticolo dei poderi raggruppati nelle grandi fattorie del patriziato toscano. Sempre nelle colline si arroccarono i castelli per difendersi, le pievi per pregare, i monasteri, le ville signorili. Questo è il segno del paesaggio che ha fatto commuovere i viaggiatori colti dell’Europa continentale e gli inglesi che visitavano la Penisola. Proprio questi insediamenti collinari, dopo quelli montani, hanno subito gli effetti dei bruschi cambiamenti socio-economici del ’900 con il conseguente spopolamento.

In Toscana i nomi di insediamenti che contengono i termini “monte”, “colle”, “poggio” sono quasi cinquecento. Altri insediamenti, un centinaio, derivano dalla radice “valle” (Vallombrosa, Serravalle, Vallicelli). Per altri insediamenti troviamo i nomi di “castello”, di “civita”, di “rocca”, di “vico”, persino di “ospedale”, di “osteria”, di “villa”, di “ ponte” e, infine, appunto, di “borgo”. Questa rete straordinaria di insediamenti costituisce un vero patrimonio storico e identitario al quale la Toscana non può rinunciare. Per questo, se la paura del morbo, la pandemia da Covid19, un po’ come fece la peste nel Medioevo, ha spinto molti cittadini verso questi “borghi”, facendogli scoprire la loro bellezza, nessuno, però, può ignorare la loro fragilità non solo demografica. Il rischio è quello di diventare “villaggi deserti” senza piani di intervento non solo di conservazione, ma anche di sviluppo. Covid e smart-working hanno dato la spinta per guardare con più attenzione alle aree collinari e montane della Toscana, ma ora occorre sfruttare bene le possibilità che si offrono con la Politica agraria comunitaria (Pac), con i piani legati al Pnrr, con le cooperative di comunità e con le Green Communities.

La notizia che i comuni toscani sopra i 15 mila abitanti, che avevano presentato progetti per la rigenerazione urbana, non sono stati premiati, come, del resto, quasi tutti i comuni del Centro-Nord, non deve scoraggiare. È stato premiato il Sud, e si può capire, ma il fondo, peraltro di soli 300 milioni di euro, potrebbe essere rifinanziato. Per questo i progetti dei comuni toscani non andranno abbandonati. In molti casi al Nord, come al Sud, non sono mancati investimenti privati, specialmente delle imprese più legate ai territori.

Pubblicato originariamente su “Il Corriere fiorentino”, 23 ottobre 2022