Società

Pubblico-privato in sanità Di Alessandro Petretto

A.P. marzo 2022

Dopo la discussione sul ruolo delle imprese private nelle residenze assistite emerge un analogo e forse più rilevante dibattito sul ruolo dei privati nell’assistenza sanitaria in Toscana. Il punto di partenza è sempre lo stesso: una carenza dell’offerta delle strutture pubbliche che raziona l’eccesso di domanda, con code di attesa per avere le prestazioni rientranti nei livelli essenziali. Per la Regione Toscana la soluzione va trovata nell’ampliamento della capacità produttiva delle strutture pubbliche da finanziare con risorse dello stato, aggiuntive rispetto alla destinazione ordinaria del Fondo sanitario nazionale. La soluzione si scontra con la ritrosia dello stato centrale ad aprire un rubinetto che, esteso ad altre Regioni, può risultare insostenibile. L’ospedalità privata, composta da strutture accreditate, si è resa disponibile a soddisfare la richiesta di prestazioni in questa fase del Coronavirus, ma anche a regime.

Occorre, innanzitutto, ribadire che in questo caso non si tratterebbe di sanità privata, in quanto il finanziamento delle prestazioni rientranti nel contratto di convenzione è sempre pubblico, cioè a carico del Servizio sanitario nazionale (SSN).

Ora, è certamente vero che l’offerta pubblica deve essere ampliata con investimenti in attrezzature e con l’assunzione di personale medico e infermieristico, ma sarebbe poco avveduto rinunciare alla prospettiva dell’offerta dei privati, per motivi di orgoglio ideologico. Occorre, innanzitutto, ribadire che in questo caso non si tratterebbe di sanità privata, in quanto il finanziamento delle prestazioni rientranti nel contratto di convenzione è sempre pubblico, cioè a carico del Servizio sanitario nazionale (SSN). Quindi, la produzione è privata ma la fornitura è pubblica.

La sanità privata è quella per cui le prestazione sono finanziate di tasca propria dai cittadini e da premi assicurativi graduati sul rischio, come avviene in U.S.A. per la maggior parte delle cure. Ciò che rende pubblica la sanità con cure fornite da imprese privare e no-profit, e soprattutto ne garantisce il livello qualitativo, è l’istituto dell’accreditamento, ben regolato nella nostra Regione. A seguito dell’accreditamento, le strutture sanitarie che erogano prestazioni a carico del SSN stipulano con la Regione accordi contrattuali nei quali sono indicati gli obbiettivi di salute e i programmi di integrazione dei servizi, il volume massimo delle prestazioni, i requisiti di servizio e il corrispettivo a fronte delle attività concordate. L’art. 13 della Legge annuale per il mercato e la concorrenza, attualmente in approvazione al Senato, venendo incontro a impegni solennemente presi in relazione al PNRR, ha potenziato l’istituto, riconoscendo non necessaria la fase di accreditamento provvisorio e prevedendo selezioni periodiche regionali, tramite procedure trasparenti, verifiche sistematiche degli operatori convenzionati, in vista di una complessiva razionalizzazione della rete in convenzionamento. Inoltre, l’articolo richiede di incrementare l’informazione sulle performance delle strutture sanitarie pubbliche e private, per efficienza gestionale e qualità del servizio, al fine di orientare la domanda verso le strutture più efficaci, favorendo, con la trasparenza, la dinamica concorrenziale. Per l’ospedalità pubblica e privata sembrano aprirsi nuovi spazi di partenariato e sinergia, ma anche competizione, che saranno sfidanti per tutti e che in definitiva potranno favorire i cittadini-pazienti.