NOTIZIARIO EU – ISFE n.8

17 giugno 2022

Difesa e sicurezza Ue: l’ora delle decisioni

La politica di difesa e di sicurezza della Ue non può attendere ancora. Il 18 maggio scorso la Commissione europea ha reso pubblica una comunicazione su Defence Investment Gaps Analysis and Way Forward, preparata per essere discussa nel Consiglio europeo del 30-31 maggio. Il documento ricorda che per la difesa europea gli Stati membri si sono impegnati ad aumentare le spese più di 200 miliardi di euro. Di questi, 100 miliardi la sola Germania. Il documento specifica che si deve trattare di fondi per difesa comune europea, superando le diversità degli attuali armamenti dei singoli Stati. 

La Ue ha 55 tipi diversi di aerei da trasporto militare, l’America ne ha 21, la Cina 12, la Russia 14. La Ue ha 12 tipi di carri da combattimento, mentre gli Stati Uniti ne hanno 1, la Cina 6, la Russia 3. Sergio Fabbrini sul “Sole 24 ore” (5 giugno 2022) ha rilevato che queste disparità non costituiscono solo un problema di inefficienza, ma anche di asimmetria. Se si continuerà nella “militarizzazione separata”, la Ue non riuscirà a perseguire i suoi obiettivi geopolitici e geoeconomici comuni. In sostanza la Ue non riuscirà a perseguire delle priorità strategiche comuni.

Il Consiglio europeo ha deciso di rinviare la discussione del documento della Commissione, perché ci sono delle difficoltà. Difficoltà che derivano dal fatto che la logica intergovernativa non riesce a superare le resistenze nazionali e quelle dell’unanimità.

Una proposta per la difesa comune

Il libro di Adolfo Battaglia e Stefano Silvestri Guerra in Europa (Castelvecchi 2022), con la Prefazione di Romano Prodi, ha il merito di avanzare una proposta operativa e politicamente realizzabile per uscire dallo stallo della Ue su questo tema urgente e delicato. Nella Unione europea, come il Notiziario ISFE ha puntualmente registrato, ci sono evidenti divergenze che hanno portato a continui rinvii su un tema cruciale e reso sempre più urgente dalla guerra in Ucraina e dalla instabilità internazionale.

La paralisi decisionale dell’Unione europea su un tema di questa importanza riduce la possibilità di una adeguata presenza politica della Ue sulla scena internazionale, a scapito del suo peso economico e politico. L’Europa a 27, secondo gli autori, non è adeguata a creare una forza di sicurezza e difesa comune. Per questo i due autori propongono la creazione di un Consiglio europeo di Sicurezza e Difesa, composto da Germania, Francia, Italia e Spagna, strettamente collegato alla NATO e alla Ue, ma esterno e indipendente dall’una e dall’altra. Questo organismo dovrebbe comprendere i paesi europei disposti ad accettarne le regole, tra le quali non rientrerebbe l’unanimità, ma senza escludere le future adesioni, compresa quella della Gran Bretagna che dispone di forze notevoli e di deterrenti nucleari non trascurabili.

I due autori non ignorano le difficoltà di un simile progetto, ma sono convinti che, davanti a circostanze così drammatiche come quelle che si sono manifestate con l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, non ci sia che questa soluzione possibile. 

In verità si cerca ancora di esorcizzare la guerra, senza valutare l’urgenza del problema di una difesa comune europea.

L’eurozona in crescita

Dopo 20 anni dal suo debutto i paesi che hanno adottato la moneta unica sono diventati 20 con l’ingresso veloce della Croazia, previsto per il 2023. Tra due anni toccherà alla Bulgaria, ma altri paesi potrebbero bussare per entrare nell’eurozona. Persino in Svezia calano le resistenze all’Euro, che dimostra di essere una moneta di successo. Nonostante le scelte a volte discutibili della BCE.

L’iter di adesione all’Euro è molto complesso per i criteri economici che sono previsti, dato che i paesi che aspirano ad adottarlo dovrebbero avere: stabilità dei prezzi; finanze pubbliche sane e sostenibili; stabilità dei tassi di cambio; tassi di interesse a lungo termine.

Altri fatti relativi alla convergenza e all’integrazione economica riguardano la stabilità istituzionale e politica dei paesi che aspirano ad entrare.

Ecco la mappa della zona euro:

Stop agli acquisti BCE. Crollano le borse

Bruciati 265 miliardi per la decisione presa dalla Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde. La BCE ha deciso, ma era nell’aria da tempo, di porre termine all’acquisto dei titoli pubblici dei paesi dell’eurozona a partire dal prossimo 1° luglio. Si mette fine così al programma APP (Asset Purchase Programme) che Mario Draghi aveva riattivato.

Nonostante le decisioni prese, il Consiglio della BCE si è detto pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti per assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine. Per ora l’inflazione naviga oltre l’8%. L’Italia, per via dell’immenso debito pubblico, sarà la più colpita. Intanto lo spread BTP-Bund è già salito a oltre 240 punti. Sei mesi fa era a 133.

La transizione, il dogmatismo e la realtà

Mentre Gazprom riduce del 40% i flussi del gas che arrivano in Germania attraverso il famoso Nord Stream 1 e che forse si fermeranno del tutto a metà luglio, mentre il terminal Freeport LNG, che riguarda 1/5 delle esportazioni di gas liquefatto USA verso l’Europa, è stato messo fuori gioco da un incendio, mentre i prezzi del petrolio vanno alle stelle, due commissioni del Parlamento europeo non sanno fare di meglio che bocciare l’accordo sulla Tassonomia perché contrarie al nucleare e al gas. Roba da non credere.

Pd e 5 Stelle si sono allineati al dogmatismo ambientalista. Presto, però, tutti in Europa, a partire dai cittadini, si accorgeranno che la transizione ecologica dovrà fare i conti con la realtà di oggi. Si pensi che il costo del carbone ha raggiunto i 330 dollari la tonnellata, 4 volte la quotazione di un anno fa. Il prezzo del petrolio è tornato a 124 dollari al barile, il doppio di un anno fa. La Commissione europea, se non vive sulle nuvole, non può nascondere la testa sotto la retorica ambientalista. La questione è troppo seria, per non dire drammatica. 

La BCE corregge il tiro

Dopo il crollo delle borse, la BCE pensa ad uno scudo anti spread ed è bastato l’annuncio per ridurre lo spread, almeno in Italia, e per far risalire le Borse. 

Il Consiglio direttivo della BCE sta ragionando per realizzare un intervento straordinario anti spread e per controllare l’inflazione che anche la Federal Reserve americana ritiene di dover frenare. Il modello di intervento potrebbe essere quello di un piano simile a quello utilizzato per affrontare il Covid19. Se ne parla da tempo. Troppo tempo

Nuovo codice Ue con i big della Rete

Google di Alphabet, Twitter, Microsoft e Meta hanno concordato (il 16 giugno) con la Commissione europea di adottare una linea dura contro le fake news e la disinformazione. Si tratta di un accordo importante sottoscritto da una trentina di big di Internet e società che raccolgono pubblicità. Le società avranno sei mesi di tempo per adeguarsi all’accordo che prevede pesanti sanzioni per le violazioni. Věra Jourová, vicepresidente della Commissione, ha dichiarato: «Le vicende legate all’invasione russa dell’Ucraina, alla pandemia da Covid, alla Brexit ci hanno obbligato a fare di più contro le notizie false».

Draghi, Scholz e Macron: Ucraina subito candidata per entrare nella Ue

 L’ex presidente russo Dmitry Medvedev si è scagliato con poco stile contro «i mangia-rane, i mangia-salsicce e i mangia-spaghetti». Segno che ha paura della sincronia fra la visita a Kiev dei tre grandi dell’Unione europea e i ministri della Difesa a Bruxelles. Tutti hanno ribadito il pieno sostegno militare all’Ucraina e hanno mandato un messaggio a Putin e alla sua arroganza imperiale. Con questo viaggio a Kiev l’Unione europea vuol far sentire il suo peso sui futuri negoziati di pace. Speriamo.