NOTIZIARIO EU – ISFE n°2

21 gennaio 2022

Dopo la scomparsa di Sassoli: una donna

Dopo l’addio solenne a David Sassoli a Strasburgo con la musica di Beethoven, si è aperta la partita della successione alla guida del Parlamento. Come prevedibile, per la logica dell’alternanza all’interno della maggioranza, ad essere eletto è stato un esponente dei popolari. Una donna: Roberta Metsola, che era già presidente ad interim.

I candidati erano quattro: tre donne e un uomo, che si è poi ritirato. Si tratta del polacco del PiS Kosma Zlotowski, espresso dai conservatori. L’altra candidata era l’ex ministra della cultura svedese, Alice Bah Kuhnke dei Verdi-Ale. Sposata con l’attore Johannes Bah Kunke, ha tre figli, è femminista, è verde, è vegana, è antirazzista e non ama prendere l’aereo, ma preferisce il treno.

In realtà popolari, socialisti e liberali, che rappresentano la maggioranza, avevano già concluso l’accordo per dare la presidenza e tre vice al Ppe, cinque vicepresidenti a SeD e tre vice a Renew Europe.

Il “manuale Cencelli” funziona anche in Europa, dove i partiti dominanti lo hanno adottato dal 1979.

La maltese è un’apprezzata giurista, è spostata con quattro figli. È stimata, preparata ed energica. Ha spiegato di volere che la gente creda nell’Europa. Vasto programma.

Riforma delle istituzioni europee e autonomia della capacità     fiscale

Non sappiamo se si arriverà o meno alla riforma delle istituzioni della Unione europea, ma è chiaro che se il Patto di Stabilità e Crescita (PSC) verrà ristabilito nella forma originaria, quella introdotta nel 1997-1999, sarà impossibile affrontare le sfide economiche della doppia transizione ambientale e tecnologica. Per non parlare, poi, di quella energetica che rischia di accentuare la subalternità internazionale dell’Europa e la sua stessa possibilità di ripresa.

Lo hanno fatto capire con chiarezza il Presidente Macron e Draghi. Secondo le proposte avanzate dai tecnici italiani e francesi si dovrebbe riformare il PSC creando un’Agenzia europea su cui trasferire il debito contratto dagli Stati per affrontare la pandemia e per adottare regole fiscali che consentano di scorporare dal calcolo del debito pubblico le spese per investimenti relativi alla doppia transizione. Tutte le unioni monetarie esistenti si sono consolidate perché sostenute da una unione fiscale. Non esiste una unione monetaria che non preveda una doppia sovranità fiscale, nei singoli Stati e nel centro.

Il programma Next Generation Eu prevede un finanziamento europeo attraverso debito europeo, garantito da tasse europee, anche se solo in parte. Tuttavia si tratta di un programma transitorio. Il problema sarebbe quello di dotare le istituzioni europee di una loro capacità fiscale autonoma per finanziare il “debito buono”, quello previsto dai piani e dai programmi di investimento non solo di oggi, ma anche di domani. Perché, se alle grandi svolte previste dalla Ue si uniranno i rischi della rivoluzione energetica e quelli della competizione internazionale, non basteranno le risorse eccezionali per affrontare problemi strutturali e strategici di lungo periodo.

Sicurezza europea: la proposta di Macron

Macron ci prova, ma gli altri, a partire dai tedeschi sono tiepidi. Trovare una unità europea nel confronto con la Russia, senza incrinare i rapporti con la Nato, è impresa difficile, anche se è sempre più evidente che gli USA non sembrano inclini a considerare gli interessi europei in un “fianco” assai delicato come quello dell’Europa orientale. La Nato insiste su un fronte transatlantico forte, chiaro e unito. L’idea di un nuovo ordine di sicurezza europea, escludendo la Nato, non piace ai paesi ex comunisti. Tuttavia investire per una difesa comune europea non piace ai tedeschi e specialmente ai verdi e ai socialdemocratici che non sembrano capire che gli interessi europei valgono e vanno difesi. Non è saggio ignorare la realtà della forza nelle relazioni internazionali.

Gli Stati ex-comunisti e l’Europa

Il 26 dicembre del 1991 cominciò la disgregazione dell’Unione Sovietica. Da quelle rovine fumanti nacquero o rinacquero nuovi Stati indipendenti in Europa: Bielorussia, Estonia, Lettonia, Lituania, Moldavia e Ucraina. Altri in Asia Centrale: Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan. Nel Caucaso, a cavallo di due mondi, sorsero la Georgia, l’Armenia e l’Azerbaigian.

Mondi poco conosciuti agli europei occidentali, ma sempre più importanti in un sistema multipolare caratterizzato dal risorgere di grandi potenze come la Cina, la Federazione Russa, la Turchia ecc. Tutto avvenne così in fretta che non si calcolarono né le opportunità, né le conseguenze che ne sarebbero derivate. L’Unione europea, incassata la riunificazione della Germania, accolse i paesi dell’Europa centro-orientale e i Paesi baltici, ma per il resto si illuse che gli americani avrebbero pensato a tutto senza più l’ingombro della cortina di ferro. La Russia, invece, agì come se gli slavi dell’Est dovessero ancora far parte della sua sfera di influenza. Invece questi paesi, alla fine, entrarono tutti nella Nato: Repubblica Ceca, Romania, Ungheria, Slovenia, Slovacchia ecc. Senza rendersi conto che si stavano ricreando, spostati più in là, i problemi della guerra fredda. Si pensi alla Cecenia, all’Ucraina, alla Bielorussia. Sergio Romano, con amarezza, ha scritto di un periodo delle occasioni perdute.

Il prezzo di tutto questo, oggi, si vede tutto intero per l’Unione europea, che stenta a capire e più   che altro non riesce a darsi una strategia di politica estera e di sicurezza per tutti i suoi Stati membri.

La Germania frena: non invia armi

La crisi ucraina si aggrava. Gli americani inviano armi, così come gli inglesi. La Germania no. E questa è la notizia più importante. Il Cancelliere Scholz teme che il braccio di ferro con Putin possa avvicinare di più Mosca alla Cina.

Otto miliardi: il popolo del mondo

Esattamente mercoledì 19 gennaio alle ore 15, sul sito Neodemos, è apparsa la notizia che siamo arrivati nel mondo a 8 miliardi e 700mila. Una cifra attesa, ma sempre impressionante. Si pensi che nel 1974 gli abitanti del mondo erano 4 miliardi; 6 miliardi nel 1999 e 7 miliardi nel 2011. Un miliardo in più ogni 10-12 anni. Il tutto frutto dei progressi della medicina, ma anche delle migliori condizioni dell’economia e dell’alimentazione.

In questa crescita mondiale della popolazione si inserisce tuttavia la crisi demografica dell’Europa e dell’Italia, che nell’ultimo decennio è ferma (-0,1%), mentre hanno guadagnato la Francia (+6,9%), il Regno Unito (+6,8%), la Germania (+3,7%), la Spagna (+1,6%). In generale, per il futuro, si prevede un declino demografico dell’Europa, del Nord America, dell’Australia e del Giappone. Mentre la popolazione mondiale aumenterà di 2 miliardi, arrivando a 10 miliardi nel 2050. Al primo posto l’India, poi la Nigeria, poi la Cina. Gli abitanti dell’Africa, oggi 1 miliardo e 300mila, saliranno a 2,5 miliardi. Quelli dell’Europa scenderanno da 455 milioni a 403 milioni. Sono problemi che non si risolvono solo con le svolte ecologiche o ambientali, ma anche con politiche economiche e sociali, adeguate per i giovani, le famiglie e la gestione dei flussi migratori.

Il Digital Covid Certificate europeo

Il Digital Covid Certificate europeo entrerà in vigore dal 1° febbraio. Finora i governi si sono mossi in ordine sparso. Dal 1° di febbraio per viaggiare in Europa basterà presentare il certificato Covid: chi è vaccinato o guarito o ha un test negativo potrà muoversi liberamente nella Ue. Resta, comunque, il potere degli Stati membri di imporre misure supplementari in caso di necessità.

“No vax” a Bruxelles

Circa 50mila manifestanti “no vax” e “no pass” hanno trasformato il centro di Bruxelles in un teatro di guerriglia. Hanno tentato l’assalto alla sede dell’Alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza dell’Unione, Josep Borrell, che ha denunciato «la violenza della manifestazione». Tanti o pochi, i “no vax” sono violenti e fanatici.

L’Associazione Italia-Israele e la classifica dell’antisemitismo

L’Associazione Italia-Israele di Livorno, presieduta da una giovane avvocatessa, Celeste Vichi, ha pubblicato la Top 10 dell’antisemitismo nel mondo per il 2021 stilata dal Simon Wiesenthal Center. Al primo posto figura l’Iran, al secondo posto Hamas e questo deve far riflettere ai sostenitori europei di questa organizzazione. Al terzo posto sorprende la presenza della BBC, ma ormai la cultura progressista londinese è infettata dall’antisemitismo e dal pregiudizio contro Israele. La Germania con la presenza dell’ultradestra figura al settimo posto.

Su gas e nucleare: tutto rinviato

Si doveva decidere sulla classificazione della sostenibilità di gas e nucleare, ma nonostante gli sforzi di Ursula von der Leyen non si è trovato l’accordo nei tempi previsti. Tutto rimandato a febbraio. L’Italia, poi, sul nucleare ha fatto come Ponzio Pilato: se ne è lavata le mani. Mentre ha chiesto che la soglia di emissione di CO2/kWh venga alzata. In realtà non sono venute fuori solo posizioni contrastanti, ma un’idea astratta e pericolosa di purezza naturale. Sì, come se la realtà non esistesse e le uniche energie buone fossero quelle naturali, ma purtroppo dipendenti dal vento e dal sole che da noi mortali non dipendono.

In Germania il nuovo governo con i verdi in maggioranza si è espresso contro il nucleare. Per la Francia, invece, non si può mettere in discussione il nucleare. Per il resto si vedrà. Austria, Danimarca, Spagna, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Svezia di gas non vogliono nemmeno sentir parlare. E dire che parliamo di Unione europea. Si tratta di decisioni strategiche e il mondo non sta aspettando. Come si sta già vedendo.