Notiziario Eu-ISFE n.8/2023

Luglio-agosto 2023

Le tappe e le manovre prima delle elezioni europee 2024

Manca ancora un anno alle elezioni politiche europee, ma le attese e le manovre sono già cominciate da tempo. Le attese perché si prevede un rafforzamento delle destre e dei conservatori. Le manovre per evitare che questo provochi un ribaltone nel Parlamento europeo, che dal 1979 in poi vede sempre il Partito popolare e i socialisti in maggioranza.

Intanto gli elettori greci hanno premiato il partito Nea Demokratia del premier Kyriakos Mitsotakis. Mentre in Spagna ha vinto il Partito popolare, ma non ha ottenuto la maggioranza. I socialisti hanno tenuto, ma non si sa ancora chi potrà comporre una maggioranza di governo. I prossimi test in autunno in Olanda e in Polonia potrebbero essere decisivi. Tuttavia sarebbe sbagliato leggere gli umori degli elettori nei 27 paesi attraverso le lenti delle diverse elezioni politiche. Sarebbe, però, altrettanto superficiale non tenerne conto anche perché i sondaggi, finora, danno le destre e i conservatori in crescita. Tuttavia gli umori degli elettori sono molto instabili e possono essere influenzati da una situazione internazionale segnata dalla guerra in Ucraina e dalle minacce di Putin alla Polonia e anche all’Europa. Più la crisi economica che vede paesi importanti come la Germania e la Francia in seria difficoltà.

Con ogni probabilità il Partito popolare sarà decisivo in Europa. Non si possono fare previsioni azzardate basandole sul fatto che sul Green Deal, cioè il progetto di ricreare equilibri naturali tanto cari ai verdi e alle sinistre, il Partito popolare, votando contro, sia stato sconfitto. Non sarà quella attuale, di sicuro, la composizione del Parlamento futuro e fare previsioni su questo voto sarebbe ed è pura demagogia. Il Presidente e capogruppo del Partito Popolare Europeo a Strasburgo Manfred Weber sta guardando con interesse ad una possibile alleanza fra popolari e conservatori. Con dei paletti molto precisi e cioè che gli alleati del PPE dovranno essere pro Unione, pro Ucraina, pro stato di diritto, pro NATO. E qui sta il punto: nessuno vuole affossare l’Unione. Si vuole ridurre l’eccesso di dirigismo che si è manifestato nel Parlamento europeo. Questo può piacere o non piacere, ma è la democrazia.

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Ambizioni e piani. I conti dell’oste

Il ministro francese Bruno Le Maire ha dichiarato: “Non ha senso investire su auto elettrica e pannelli solari se continuiamo a dipendere al 90% dalla Cina”.

Il Green Deal europeo non mette in conto la sostenibilità economico-finanziaria e socio-politica della transizione verde verso la neutralità climatica nel 2050. Nessuna istituzione europea ha prodotto un’analisi oggettiva dei piani legati al Green Deal. L’unico paese europeo che ci ha provato è stata la Francia. Per questo le parole del ministro francese vanno prese con serietà e non con le solite sparate ideologiche.

La Francia con il Rapporto Pisani-Ferry ha calcolato i costi della sostituzione dei sistemi di riscaldamento, così come degli edifici, più la trasformazione radicale del parco automobilistico con la scomparsa dei motori termici. Il risultato è questo: i singoli paesi europei saranno costretti a sostenere costi pari ad almeno il 2% del PIL da qui al 2030. Tutto ciò mentre Stati Uniti e Cina non stanno certo a guardare. Solo che decidono più in fretta e non hanno remore ideologiche e intralci burocratici.

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La “Fortezza Europa”

Gli estremisti di destra e di sinistra hanno capito che bisogna difendere l’Europa dalle grandi sfide del tempo che viviamo. Le sfide sono tante e tutte aggravate dalla guerra in Ucraina. Tanto che ormai tutti hanno capito che bisognerà, dopo tanti rinvii, decidersi a varare una forza autonoma di sicurezza, ancorché collegata alla NATO.

Prima o poi destra e sinistra dovranno capire che la civiltà europea esiste e possiede le sue peculiarità non contro gli altri, ma per la sua stessa identità fatta di storie ed esperienze comuni, anche se a volte tragiche, ma alla fine fondate sulla democrazia, la libertà e lo stato sociale.

Persino sul problema dell’immigrazione, così divisivo e scottante, si stanno delineando delle convergenze di cui anche la premier Meloni si è fatta protagonista. La scelta della ripartizione dei migranti non ha funzionato. Anzi ha messo un paese contro l’altro. Così il nuovo approccio, scelto dalla stessa Meloni, è di tipo preventivo, volto, cioè, a contenere ex ante gli sbarchi tramite accordi su vasta scala con i paesi di origine.

Si tratta di una scelta coraggiosa, difficile, ma soprattutto costosa. Una scelta che, fra l’altro, si troverà a fronteggiarsi non solo con i problemi dei singoli paesi di partenza, ma con la presenza in Africa della Cina e ormai, è sempre più chiaro, della Russia.

Tuttavia è una delle poche opzioni da tentare.

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Dopo il tormentone arriva il “Sì” dell’Europa alla terza rata per l’Italia

Non solo sono stati sbloccati 18,5 miliardi, ma è arrivato anche il primo ok alla quarta rata con altri 16,5 miliardi.

“Sono molto soddisfatta della decisione della Commissione europea” ha dichiarato la premier Giorgia Meloni. Ancora: “Un grande risultato che consentirà all’Italia di ricevere i 35 miliardi di euro previsti per il 2023”. La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: “Continueremo a essere al fianco dell’Italia in ogni passo necessario per assicurare che il Piano sia un successo italiano ed europeo”. Poi, la stessa Presidente, ha sollecitato la riforma del sistema sanitario, di quello fiscale e della giustizia. Come dire le tre montagne che il governo italiano dovrà scalare, facendo attenzione a non scivolare lungo i sentieri e i tornanti più insidiosi.

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Due riviste per l’Europa

Due riviste importanti dedicate all’Europa: la prima “Europea” è una rivista semestrale che nel n.1 (a. VIII) giugno 2023 presenta una serie di saggi tutti dedicati a tematiche europee. Il direttore  scientifico è Gianluigi Rossi, mentre Silvio Berardi è il Direttore responsabile.

In questo numero figurarono saggi di Giuseppe Mammarella, Giovanni Buccianti, Zeffiro Ciuffoletti, Giuliano Caroli, Lara Piccardo, Simone Pasquazzi, Adriano Savarino Morelli, Marco Marsili e Vito Varricchio.

L’altra rivista che dedica grande spazio all’Europa è “Libro Aperto” (n.114), diretta da Antonio Patuelli. Non a caso questo numero della rivista si apre con la rubrica “Europa in cammino”. Tutte e due le riviste si segnalano per l’importanza degli autori e dei temi.