Notiziario Eu-ISFE n.7/2024

9 luglio 2024

Siamo alla vigilia della probabile designazione di Ursula von der Leyen alla Presidenza della Commissione europea. Sembra che sarà votata anche dai Verdi, che, però, hanno perso molti voti in tutta Europa. Di questo non si potrà non tenere conto e certo ne dovrà tenere conto la Presidente Ursula von der Leyen se vorrà interpretare con realismo politico il suo secondo incarico. Lo hanno fatto capire chiaramente Marco Buti e Marcello Messori in un articolo dal titolo Risorse europee per la tripla transizione (“Il Sole 24 Ore”, 7 luglio 2024).

Nel programma della prima presidenza (2019) si parlava di azzeramento delle emissioni di carbonio entro il 2050, come si affermava nel programma Next Generation Eu (NGEU), insieme alla transizione digitale e alla salvaguardia delle tutele sociali.

Tre obiettivi da finanziare con risorse europee da investire a livello nazionale. Già allora i fondi erano notevoli, ma insufficienti per obiettivi troppo ambiziosi e per ciò che è accaduto nel mondo: guerra in Ucraina e in Medio Oriente, crisi energetica, conflitti geo-politici, guerra doganale con la Cina. La transizione verde si dovrà continuare, ma con più realismo e meno dogmatismo. La rivoluzione digitale dovrà essere correlata alla transizione verde, ma tenendo conto che sia le innovazioni nel digitale sia nell’intelligenza artificiale sono molto “energivore”.

In più le decisioni assunte dalla Ue comportano costi elevati e dovranno essere finanziati con risorse europee. In sostanza l’Europa è molto attiva nel produrre regole, ma non è altrettanto attiva nel garantire le risorse necessarie a sostenere i cambiamenti nel sistema produttivo e gli impatti sociali che ne derivano.

Infine il resto del mondo e in particolare Cina e USA non stanno a guardare e impiegano risorse notevoli per le loro trasformazioni economiche, meno verdi, ma più rapide ed efficaci.

Ancora un problema di fondo: siamo sicuri che la Ue disponga di risorse e strumenti finanziari per affrontare le tre rivoluzioni (digitale, verde e sociale)? I rischi per l’economia europea sono troppo grandi e gli stessi nuovi equilibri politici europei suggeriscono di procedere con realismo. Il deficit di democrazia è già in essere con il calo dei votanti, sarebbe bene non aumentarlo con scelte rischiose dal punto di vista economico e sociale.  

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Lo vedremo con certezza fra un mese, quando avverrà l’elezione della Presidente della Commissione, ma le elezioni confermeranno la maggioranza Ursula. Forse senza i Verdi.

Partiamo dai risultati del voto francese: il primo dato riguarda l’aumento dei votanti, la più alta affluenza dal 1997. Questa affluenza così alta ha fatto sballare le previsioni degli analisti e rafforzato le Nouveau Front Populaire. Così come la forte mobilitazione contro il pericolo della Destra ha dato i suoi frutti. Il Rassemblement National con i suoi alleati ha ottenuto 143 eletti rispetto agli 88 seggi dell’Assemblea uscente. Tuttavia ha perso rispetto al Nouveau Front Populaire che ha ottenuto 184 seggi: 78 per La France Insoumise del “tronfio” Jean-Luc Mélenchon che prima ne aveva già 75. Ha guadagnato 3 seggi. Solo 3, mentre il Partito socialista, vera sorpresa, è passato da 31 a 69 deputati. I comunisti sono crollati da 22 a 9 eletti. I Verdi che ne avevano 23 sono saliti a 28. Dove le previsioni hanno fallito di più sta proprio nei risultati di Macron e dei suoi alleati. La galassia macroniana ha ottenuto 166 seggi spiazzando tutte le previsioni. Gollisti e alleati hanno preso 65 seggi. Più, molto di più delle previsioni. Per Macron comporre il nuovo governo sarà complesso, ma di sicuro taglierà le estreme: Mélenchon a sinistra e lepenisti a destra.

Credo che la stessa logica centrista o di centro-sinistra, tagliando le estreme si manifesterà nell’elezione del Presidente della Commissione, nelle nomine dei commissari e delle tante cariche europee.

In effetti il gruppo dei Conservatori e dei riformisti europei che ha guadagnato seggi nel Parlamento europeo con 78 eletti dovrà decidersi se appoggiare in qualche modo l’elezione della Presidente uscente Ursula von der Leyen, che ha un buon rapporto con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Tutti avranno capito che per contare in Europa bisogna stare dentro le istituzioni europee per rafforzarle e non per indebolirle. Anche perché intorno all’Europa, anzi ai confini dell’Unione europea, i venti di guerra consigliano di stare uniti e difendere il bene più prezioso cioè la sicurezza e la pace.

Paradossalmente, ma non troppo, persino il ritorno dei laburisti inglesi al governo con un premier moderato sarà utile per l’Inghilterra e per l’Europa.