Notiziario Eu-ISFE n.7/2023

Giugno-luglio 2023

Le parole sagge di Mario Draghi

Ospite d’onore al World Investment Forum di Amundi, l’ex Presidente della BCE ha invitato le autorità politiche presenti in sala a costruire una nuova Europa con progetti coraggiosi all’altezza delle sfide epocali che stiamo vivendo.

“L’Europa – ha detto Draghi – nella sua storia non ha mai avuto così tante questioni sovranazionali da affrontare”. Sono sfide epocali come la transizione energetica o la difesa della propria sicurezza o ancora l’immigrazione che nessun paese è in grado di affrontare da solo.

“O siamo in grado di ridefinire l’Europa oppure – ha detto Draghi – dovremo abbandonare ogni sogno di Unione restando un mercato comune, il che va bene, ma è un ritorno al passato”.

Tutti noi, però, sappiamo che la storia non ha la retromarcia. Semmai ha bisogno di classi dirigenti coraggiose e capaci di guardare avanti senza lasciare nessuno indietro.

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La Corte europea dei diritti dell’uomo

La Corte europea dei diritti dell’uomo è una istituzione molto importante, ma, occorre precisare, non è un’istituzione dell’Unione europea. Si tratta, infatti, di un organo giurisdizionale internazionale da non confondere con la Corte di Giustizia che ha sede a Lussemburgo e che è una sorta di Tribunale dell’Unione europea.

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IL MES e l’Italia

Il Meccanismo Europeo di Stabilità, appunto MES, è un fondo finanziario per la stabilità della zona euro (art. 3). Dovrebbe funzionare come fonte permanente di assistenza finanziaria agli Stati membri che si trovano in difficoltà.

L’Italia è il terzo paese, dopo la Germania e la Francia, come maggior erogatore di contributi da parte delle Banche centrali nazionali. La percentuale dei contributi al fondo detto “salva-Stati” è per la Germania del 27,1%, per la Francia del 20,3% e per l’Italia del 17,9%.

Allora perché nessun governo sinora è riuscito a dare via libera al MES in Italia? Il problema non è solo italiano, visto che la Germania lo ha ratificato, ma ponendo una serie di condizioni. Forse ogni Stato tende a mantenere la propria autonomia su questioni che potrebbero compromette la sua “sovranità” in un terreno tanto delicato. Forse l’attuale governo italiano, composto da partiti che erano contrari al MES, come la Lega e FdI, sta preparandosi ad accettare il MES per questioni di accreditamento in sede europea dell’attuale governo.

Il ministro dell’Economia Giorgetti si è detto favorevole e la stessa Meloni sembra orientata in tal senso. Si cerca, però, di guadagnare tempo per approvare il MES con qualche “condizionalità”, come ha fatto la Germania oppure legando la questione del rinnovo del Patto di Stabilità o al varo dell’Unione bancaria.

Chi vivrà vedrà.

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Dopo sette anni dalla Brexit il sindaco di Londra parla di riavvicinamento alla Ue

Non deve meravigliare, ma è importante capire che far parte di un mercato unico e di una unione doganale rappresenta un grande vantaggio. Questo dice il sindaco di Londra Sadiq Khan. Ancora, dice che per un paese di 65 milioni di abitanti sarebbe naturale concertare con un colosso di 500 milioni di abitanti e se non sarà facile ritornare indietro, per guardare avanti bisognerà sempre di più convergere con l’Unione europea.

Si dice che le coppie entrano in crisi al settimo anno. Pare che sia così anche per le separazioni.

Una delle ragioni per il voto referendario degli inglesi fu la preoccupazione per l’immigrazione, ma, oggi, dice il sindaco di Londra, abbiamo bisogno di manodopera in molti settori. Poi, aggiunge, che nessuno chiede immigrazione incontrollata, nemmeno i labouristi, ma il problema esiste, così come esistono i vantaggi di un mercato di così grandi dimensioni come quello dell’Unione europea.

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Non tutte le marce sono uguali. Quella del cuoco di Putin non assomiglia a quella di Mussolini

I russi sono bravi nel gioco degli scacchi e la marcia su Mosca di Prigozhin, il cuoco di Putin diventato il duce della Wagner, sembra più che altro una mossa di un gioco rischioso. Il dietro front dei mercenari ribelli arrivati fino a Rostov sul Don, a 200 km da Mosca, sembra proprio una mossa su una scacchiera molto più grande di quella fra la guerra in Ucraina e Putin.

La Wagner è presente in un vasto scacchiere geopolitico dal Medio Oriente all’Africa e Putin lo sa. Per questo la partita è ad alto rischio sia per Putin che per il capo del suo esercito di mercenari.

I marciatori fascisti erano volontari organizzati nelle bande armate dei vari ras e godevano di un appoggio di parte dell’esercito, che, peraltro, dipendeva dal re, secondo lo Statuto albertino. Anche la Wagner era sostenuta da Putin in maniera surrettizia, ma l’esercito russo non la vede di buon occhio.

La partita, quindi, è cominciata, ma non sappiamo come e quando finirà. In Russia le partite sono molto difficili: ci ha lasciato le penne l’impero zarista, ma anche quello sovietico. Il capitalismo degli oligarchi, su cui si erge la figura di Putin, vecchio tanghero dei servizi segreti al tempo del comunismo, non sembra dotato di credibilità. Lo stesso Putin è meno stabile dei suoi immensi tavolini. Specialmente deve affidarsi a truppe mercenarie o quasi come quelle dei ceceni per fare la guerra in Ucraina e addirittura per tenere a bada i miliziani della Wagner.

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Le critiche di Spada (Assolombarda) alle svolte europee

Alessandro Spada è presidente dell’Assolombarda, la più forte istituzione della Confindustria. Da lui è partita una critica all’Europa su cui occorre riflettere. Per lui è scontato, come ha capito la premier Meloni, presente all’assemblea di Assolombarda, che nessun paese è sovrano da solo, specialmente dopo la pandemia e la guerra in Ucraina. A mancare, però, è proprio una strategia europea sia sulle scelte tecnologiche che nell’approvvigionamento di materie prime. Tutto ciò marca una distanza rispetto alle scelte politiche di USA e Cina, impegnate a rafforzare i propri sistemi produttivi.

L’Unione europea con i suoi ambiziosi piani ambientali “sta forzatamente intaccando la competitività delle imprese”. La strategia green, pur condivisibile, è sbagliata nei tempi e rischia di scaricare i costi della transizione ecologica sulle imprese. Per questo c’è bisogno di aiuti finanziari adeguati e di un fondo sovrano basato sull’emissione di Eurobond. Spada si è espresso a favore di politiche industriali incisive, tipo 4.0, la riduzione del cuneo fiscale, lo sviluppo delle infrastrutture (Terzo Valico, Torino-Lione, Pedemontana e Aeroporto Malpensa) e persino a favore dell’autonomia differenziata per favorire con lo sviluppo del Nord quello dell’intero paese.

Quello di Spada è sembrato un programma di governo. La presidente del Consiglio Meloni era attenta e partecipe.

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La Francia ribelle

Il teatro parigino sembra, per storia e per tradizione, quello più espressivo della protesta politica e sociale, non solo in Francia, ma in Europa.

In una settimana, dopo l’uccisione di un giovane minorenne, fermato alla guida di un’auto, da parte di un poliziotto, ci sono state proteste violente a Parigi e in altre città. Con un bilancio impressionante di 5 mila veicoli bruciati, più di 1000 negozi saccheggiati, assalti a istituzioni e uffici. I 3.200 arresti non sono bastati a fermare una protesta che si autoalimenta anche attraverso la rete dei social. L’atteggiamento della polizia, sottoposta a una pressione continua, diventa sempre più deciso e duro, mentre una grossa fetta dell’opinione pubblica vorrebbe che le proteste fossero fermate.

La questione più seria riguarda l’atteggiamento dei giovani e la sempre maggiore eterogeneità etnico-culturale che non facilita l’integrazione.

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Presidenza spagnola della Ue: il premier Sanchez alla prova

Non sarà un semestre facile per due ragioni. La prima perché l’Unione europea dovrà far fronte agli impegni della guerra in Ucraina, alla divisiva questione migratoria e infine le questioni economiche per fronteggiare la concorrenza americana e quella cinese.

La seconda perché il 23 luglio la Spagna andrà al voto e si prevede la possibilità di un cambio di governo. I sondaggi danno in vantaggio il Partito popolare con il 36,6% sul partito socialista di Sanchez con il 28,4%.

La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è detta fiduciosa sullo spirito europeo della Spagna.

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I partiti antieuropei in Europa

I partiti dichiaratamente antieuropei in Europa, per ora, sono due: l’Alternative für Deutschland, partito nato nel 2013, euroscettico, nazional-conservatore e anti-immigrazione. Questo in Germania, mentre in Francia il Rassemblement National, nato nel 1972. Si tenga presente che nelle elezioni europee del 2014 questo partito raggiunse il 24,86% dei voti.

Il partito della Lega in Italia non segue una linea antieuropea. Vox in Spagna non è un partito antieuropeo, critica il sistema di governo e la burocrazia di Bruxelles. Persino in Polonia e in Ungheria i partiti nazionalisti e conservatori non sono dichiaratamente antieuropei.

Come si può capire ogni paese ha la sua storia e le sue culture politiche.

La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola del PPE, partito che è dato in crescita in molti paesi europei, ha dichiarato saggiamente che anche dopo le elezioni del 2024 si potrebbe realizzare una maggioranza al centro, europeista e costruttiva.