7 maggio 2025
I nuovi equilibri nelle istituzioni europee
Tre anni fa il Ppe, pur essendo il gruppo principale a Strasburgo, doveva fare i conti su ogni decisione con una possibile alleanza alternativa composta da socialisti, liberali, verdi e sinistra. Quindi i popolari erano costretti a fare i conti con questa realtà.
Nello stesso tempo tre anni fa nel Consiglio europeo sedevano solo 8 leader popolari e nessuno di un grande paese, essendo il Consiglio composto dai capi di governo dei vari paesi. In Germania, Polonia, Spagna e Francia i partiti affiliati al Ppe erano all’opposizione e in Italia c’era il governo Draghi.
Non si può trascurare che il Consiglio europeo con i suoi capi di Stato e di governo determina l’indirizzo politico della Commissione, quindi influenza l’agenda politica di quello che si può considerare l’esecutivo dell’Unione.
In questi ultimi anni il Ppe si è ripreso la Polonia, la Germania e in Italia è al governo con il vicepremier Tajani.
Al tavolo del Consiglio europeo ora siederanno oltre al cancelliere tedesco Merz e la presidente von der Leyen, ben 13 leader europei del Ppe. Dei 27 componenti della Commissione ben 15 sono popolari. Persino nel nuovo Parlamento europeo, ne prendono atto i commentatori, spesso troppo partigiani, non esiste più una maggioranza alternativa di centrosinistra.
Manfred Weber, capogruppo al Parlamento Ue del Ppe e Presidente dello stesso Ppe, ne sarà riconfermato alla guida. Vedremo se si riuscirà a governare.
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Il progetto “AI Continent” presentato dalla Commissione Ue
Il progetto è ambizioso e a dire il vero abbastanza complicato. Si chiama “AI Continent Action Plan” e riguarda un investimento di 200 miliardi di euro per realizzare una sorta di Cern dell’AI. Cioè la creazione di almeno 13 fabbriche di AI in tutta Europa. Queste fabbriche offriranno un supporto a startup, gruppi di ricercatori e industrie nello sviluppo di modelli e applicazioni dell’AI.
È prevista anche la realizzazione di almeno 5 gigafactory dell’AI dotate di enorme potenza di calcolo e raccolta di dati.
Si informa, inoltre, che la Commissione proporrà anche un “Cloud and AI Development Act”. In questo momento solo il 13,5% delle aziende europee utilizza l’AI.
Il Piano prevede poi di attrarre talenti anche extra Ue e far tornare quelli che se ne sono andati dai paesi Ue.
Tanta carne al fuoco, come si può capire, ma speriamo che questo Piano sia, alla fine, di aiuto alle esigenze reali delle imprese e non serva a creare tanti vagoncini imbottiti di belle parole e di regole burocratiche.
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Europa-USA: la Presidente Meloni favorisce l’incontro
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni spinge per un accordo a tutto campo con il Presidente degli USA sotto l’ombra del Cupolone. Ha dichiarato, in questi giorni di incontri romani per rendere omaggio alla salma di Papa Bergoglio, che ci vuole la pace in Ucraina, che serve rinsaldare la Nato e che l’Europa contribuisca in maniera più marcata alla propria sicurezza.
In realtà l’Unione europea continua a manifestare la più ampia disponibilità al negoziato sui dazi come sulla grave questione della pace in Ucraina. Lo ha ribadito il Presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. Proprio lo stesso Costa ha l’autorità per convocare un vertice Ue-USA e non tanto la Presidente della Commissione che ha la competenza esclusiva sulla politica commerciale dell’Unione e quindi sui negoziati sui dazi.
Del resto la Presidente della Commissione Ue e Trump si potrebbero incontrare per il G7 in Canada a metà giugno e per il summit della Nato convocato a L’Aja per il 24 e 25 giugno.
La base di accordo proposta dall’Unione europea è già delineata: dazi zero sui beni industriali; acquisto di gas naturale liquefatto dagli USA, maggiore cooperazione nel settore energetico e in quello della difesa. Se son rose fioriranno, ma i miracoli fanno parte della retorica all’ amatriciana.
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75 anni dalla Dichiarazione Schuman
75 anni fa Schuman propose di mettere l’intera produzione di carbone e acciaio della Francia e della Germania federale sotto un’Autorità comune aperta anche agli altri Stati europei. Il risultato di quella Dichiarazione fu la nascita della CECA, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, nella quale i sei paesi aderenti, Germania Ovest, Italia, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi, accettarono di cedere parte della loro sovranità per creare una realtà più grande e utile a tutti per l’economia e la pace.
L’8 maggio il Presidente del Consiglio europeo Antonio Costa interverrà all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole con una conferenza sul tema “Pace e sicurezza in Europa”. Il tema sullo sfondo è chiaro a tutti: la costruzione di una difesa comune come un’esigenza per difendere la propria indipendenza economica e militare. Che poi sicurezza vorrebbe dire proprio affrontare le sfide che ci minacciano non tanto come singoli Stati, ma come Unione europea., perché mirano a dividerci, come da tempo ha capito Putin.
Tuttavia gli obiettivi ambiziosi non si raggiungono in un giorno: essenziale dovrebbe essere l’obiettivo a cui si deve tendere senza più le incertezze e le remore del passato.
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Un inserto del “Corriere della Sera” (6 maggio 2025) si intitola: “L’Europa siamo noi”
Si parla di De Gasperi, di Robert Schuman, il ministro degli Esteri francese che promosse 75 anni fa, come precedentemente ricordato, la nascita della Comunità del carbone e dell’acciaio; della mission dell’Istituto Jacques Delors, nato nel 1966 e dal 2016 presieduto da Enrico Letta, e di tante altre cose. Quello che vale la pena riprendere è un’intervista a Nando Pagnoncelli, Presidente di IPSOS Italia, riguardante un sondaggio sulla “fiducia” nell’Unione europea dal titolo da noi molto sentito: “Bella e sconosciuta”.
Al primo posto della “fiducia” sull’Unione si colloca la Danimarca con il 68%, al 20° posto l’Italia con il 51%, seguita dalla Francia al 27° posto con il 35%. La media generale Ue è del 51%.
Sul sentirsi cittadini europei al primo posto con il 51% ci sono i lussemburghesi, mentre gli italiani veleggiano al 24° posto con appena il 14% di pareri positivi. La media Ue è il 27%, non esaltante.
Molto interessanti le risposte alle principali sfide per l’Europa. Al primo posto la guerra in Ucraina con il 31%; al secondo, ma con il 28% dei pareri, l’immigrazione; al terzo con il 22% la situazione internazionale; al quarto posto il costo della vita con il 16%; al quinto il clima con il 15%.
Un’inchiesta, quella di IPSOS, interessante anche se meno sorprendente di quanto possa apparire. Tanto è vero che questi risultati, a ben riflettere, si legano ai perché i cittadini europei stanno volgendo le loro scelte politiche verso il centro-destra, ma anche verso la destra, più o meno estrema.
Qualcuno dovrebbe riflettere, senza troppa ipocrisia e senza la voglia di “esorcizzare” il voto popolare anche se non conforme ai propri desideri.