Notiziario Eu-ISFE n.3/2024

9 marzo 2024

Per Marco Buti e Marcello Messori (Va superato il tabù dei Trattati, “Il Sole 24ore”, 3 marzo 2024), il 2024 potrebbe rappresentare un “annus horribilis” per la Ue circondata da conflitti in Ucraina e Medioriente.

“Il programma della nuova Commissione – scrivono – dovrà rispondere alle sfide geopolitiche, predisporre l’evoluzione del Next Generation Eu e ridisegnare l’assetto istituzionale del suo allargamento”. Se la Commissione eletta nel 2019 varò “la doppia transizione verde e digitale, oggi la priorità geopolitica impone di aprire il cantiere della difesa”.

Marco Buti e Marcello Messori scrivono che la questione della difesa è una questione complessa e delicata perché occorre definire “gli obiettivi graduali e condivisi in termini di sicurezza e di assetti organizzativi”, basati su “un’armonizzazione di standard nazionali e sulla promozione di una industria europea della difesa”. Per questo bisognerà rafforzare la capacità fiscale centrale puntando su beni pubblici che siano non solo finanziati, ma anche prodotti a livello europeo”.

La nuova Commissione sarà chiamata anche ad affrontare le conseguenze istituzionali dell’allargamento che porterà a più di 35 i membri della Ue. Secondo i due autori, l’allargamento imporrà una ridefinizione preventiva delle regole e delle procedure. Andranno estesi “il voto a maggioranza e i poteri di coesione del Parlamento europeo”. Si dovrà circoscrivere il diritto di veto a poche materie vitali con chiari ambiti di applicazione. Per queste ragioni bisognerà “superare il tabù della riforma dei Trattati”.

Quella proposta da Buti e Messori è una linea sostenuta dall’ISFE perché dotata di realismo. Un realismo mosso da valori di solidarietà europea che ritroviamo in tutta la storia dalle origini della Comunità all’Unione. Con questo spirito si sono superati momenti critici anche gravi e se oggi si parla di allargamento ulteriore è anche per questa capacità di rispondere alle crisi con il realismo e la forza di valori radicati su una lunga storia.

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A partire dal gennaio del 2025, cioè fra meno di un anno, alcuni paesi della Ue come Austria, Ungheria e Slovacchia potrebbero rimanere senza le forniture di gas russo. Le forniture dalla Russia, tanto per capire la realtà che è più complicata dei semplicismi dei superficiali, potrebbero ridursi drasticamente a seguito della scadenza dell’accordo quinquennale tra Mosca e Kiev, che, come sappiamo, sono in guerra. Cosa accadrà di quell’accordo è difficile da capire. Di sicuro sarà oggetto di ricatti e trattative diplomatiche sotterranee.

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Si tratta di una direttiva, approvata il 27 febbraio, molto ambiziosa, ma anche assai complicata da attuare. Tanto è vero che gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepirla. Ecco la sintesi:

  • Tra i nuovi reati figurano il commercio illegale di legname, l’esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione europea in tema di sostanze chimiche e l’inquinamento prodotto dalle navi.
  • Sono intese come reati qualificati le condotte che producono la distruzione di un ecosistema, o di un habitat all’interno di un sito protetto, o danni diffusie rilevanti, irreversibili o duraturi alla qualità dell’aria, del suolo o delle acque. Tali reati sono puniti con la reclusione fino a otto anni che, in caso di morte di una persona, arrivano a dieci.
  • Per le imprese l’importo delle sanzioni pecuniarie previsto è commisurato alla natura del reato e oscilla tra il 3% e il 5% del fatturato annuo mondiale.

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C’è chi sostiene – Ferruccio De Bortoli sull’Economia del “Corriere della Sera (4 marzo 2024”) – che la Ue è meno unita davanti alle sfide globali e davanti alla concorrenza commerciale di giganti come la Cina o gli Stati Uniti.

La Ue dovrebbe completare l’unione bancaria, uniformare il mercato delle telecomunicazioni e quello dell’energia. “Tre capitoli aperti, un divario da sanare per superare le debolezze sempre più evidenti del Vecchio continente”. A tutto ciò si aggiunge il tema sempre più urgente della difesa e dell’industria degli armamenti.

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Il più importante partito del Parlamento europeo, il Ppe, ha candidato Ursula von der Leyen per un secondo mandato alla guida della Commissione europea con 400 voti su 499 votanti. I contrari sono stati, come previsto, esponenti francesi e sloveni.

Ursula von der Leyen ha criticato i partiti più radicali di destra, ma non ha attaccato né la Lega, né Fratelli d’Italia. La Presidente designata nel suo discorso ha promesso “una lotta contro l’immigrazione clandestina”. Ha criticato il Patto verde perché non deve essere “una nuova ideologia” come quella sostenuta dai verdi e dai socialisti. Poi ha dichiarato che “non vi può essere protezione dell’ambiente senza una economia che non sia competitiva”.

 Infine il manifesto del Ppe, che la von der Leyen ha fatto proprio, auspica un esercito permanente capace di risposta rapida, un ombrello antimissile e uno scudo nucleare. Più la creazione di un Fondo per le operazioni militari a cui dovrebbero provvedere tutti i partiti.

Una lezione di realismo in un momento delicato e difficile per la storia della Ue.