Notiziario Eu-ISFE n. 16

20 dicembre 2022

Cosa insegna il caso Qatar

Primo: insegna che sulle ONG, più di tremila, che fanno la ronda sul Parlamento europeo, bisogna aprire un’inchiesta seria e rigorosa perché si chiamano ONG, Organizzazione Non Governativa per le buone cause, ma lo fanno coi soldi anche dei cittadini europei.

Secondo: il Parlamento europeo non è il governo dell’Unione e i suoi poteri andrebbero definiti e delimitati con chiarezza.

Angelo Panebianco ha sollevato il dubbio che così come è composto sia un’istituzione pienamente democratica. Per ora, citando Ralf Dahrendorf, che pure fu membro della Commissione europea, “la democrazia può esistere all’interno degli Stati nazionali europei, ma è difficilmente trasferibile sul piano continentale”. Dove ci sono i poteri della Commissione e del Consiglio europeo, come organo intergovernativo. Terzo: non ci sono santi in paradiso e i “migliori” possono anche essere i peggiori. Una volta si diceva “diffidare dei sepolcri imbiancati”. Mi fermo qui perché è Natale e il Natale, che qualche bontempone voleva abolire, è una festa di speranza. E noi speriamo in una Europa migliore. Speriamo, infine, che questo caso di corruzione non ricada solo sulla “povera” Italia.

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La lezione di Carlo Rosselli sull’Europa

Questo è un piccolo regalo di Natale che vogliamo offrire ai nostri amici dell’ISFE e a tutti coloro che credono nell’Europa migliore. In faccia alla corruzione di lenoni che speculano sull’Europa con ONG che, a loro volta, speculano sui buoni sentimenti.

Si tratta di un capitolo del libro di Berto Corbellini Andreotti pubblicato con l’ausilio del Circolo Culturale Fratelli Rosselli di Pietrasanta (Cfr. La lezione di Carlo e Nello Rosselli, a cura di B.G. Corbellini Andreotti, Prefazione di Z. Ciuffoletti, Impressum ed., MS, 2022).

Eccolo:

L’europeismo è inscritto nel suo codice di formazione intellettuale: si nutre della lezione di Mazzini e Cattaneo, dell’ambiente salveminiano della rivista “L’Unità”, in cui nel 1919 Salvemini e Alessandro Levi intervengono sui temi dell’europeismo, del federalismo, dell’autonomismo; riceve ulteriori apporti dalla frequentazione dei suoi maestri di dottrine economiche, Luigi Einaudi e Attilio Cabiati.

Dal suo relatore della tesi di laurea in Scienze sociali, Riccardo Della Volta, deriva la conoscenza delle tendenze federaliste nella cultura anglosassone.

Einaudi sostiene la necessità di una sovranità federale capace di portare unità economica, sociale e giuridica all’Europa, contrastando la logica di potenza, accentratrice e generatrice di conflitti, propria degli stati nazionali.

A Genova Carlo stabilisce rapporti con il docente di filosofia Giuseppe Rensi, collaboratore della rivista svizzera “Coenobium”, diffusa soprattutto negli ambienti riformisti e repubblicani, promotrice dell’idea di un’Europa federalista.

Sono stimoli e spunti che maturano nel tempo fino alla scelta ideale e programmatica, decisiva e dirompente degli anni ’30, quando Cabiati scrive a favore di un mercato unico europeo, che favorisca l’integrazione dei vari paesi.

Il panorama politico internazionale, che segnala l’espansione inquietante e massiccia del fascismo, rimette in discussione l’assetto europeo ed i suoi equilibri.

Esemplare al riguardo è l’articolo (già esaminato) “La guerra che torna”, pubblicato in Quaderni di G.L.” del novembre ’33. L’autore procede ad una disamina severa che prende atto del clamoroso fallimento della Società delle Nazioni, incapace di esercitare alcuna influenza sugli avvenimenti, dello sterile lavoro delle diplomazie, dei “maneggi delle cancellerie”, degli accordi fragili e di corto respiro, quali il patto Briand-Kellogg e lo “spirito di Locarno”. La politica degli stati naufraga nella più angusta miopia e rivela la logica asfittica dei mercanteggiamenti fondati sull’egoistico tornaconto; dovunque si manifestano risentimenti, rancore, spirito di rivalsa (revanscismo).

Vigorosa è poi la polemica contro i socialisti francesi che, in nome di una malintesa tradizione marxista del pacifismo ad oltranza (ironicamente Carlo commenta: “povero Marx”.), puntano ancora sulla trattativa con i dittatori Hitler e Mussolini per ottenere un disarmo generalizzato, stabilità e convivenza pacifica. Qui si sconta vistosa- mente l’inadeguatezza di un partito che dovrebbe costituire la guida e l’orientamento per i lavoratori.

Davanti alla prospettiva realistica del prepararsi di una guerra terribile Carlo non ha dubbi: “Esiste un solo modo di prevenirla: scongiurarla. Come? Con un’azione rivoluzionaria, che muova all’interno dei paesi governati dai sistemi fascisti”.

Rosselli è consapevole che la sua proposta è arditamente ambiziosa e sconvolgente e non può offrire nessuna argomentazione a sostegno del suo esito favorevole. Tuttavia non può rinunciare a formularla proprio in ragione della sua concezione etica e volontaristica della politica, portata ad intervenire decisamente nella realtà esistente.

L’idea di un’Europa unita socialista e liberale viene trasferita al nuovo movimento Giustizia e Libertà.

L’articolo del 17 maggio 1935 (in “G.L.”) “Europeismo o fascismo” delinea una netta alternativa tra i due termini antitetici ed il dovere per l’antifascismo d’assumere l’impegno di “fare l’Europa”, che diventa quindi la trincea più avanzata di lotta contro le dittature. In questa prospettiva appare solido il nesso di corrispondenza tra rivoluzione socialista europea e formazione degli Stati Uniti d’Europa.

L’autore denuncia la subalternità dei maggiori stati nei confronti della Germania hitleriana; l’URSS difende il suo status quo con una politica prudente, Francia e Gran Bretagna confidano nella ricerca di un accordo, l’Italia si prepara all’impresa etiopica. Tocca allora alla sinistra europea sollevare e diffondere l’ideale federalista, con la convocazione di un’Assemblea Continentale, formata da delegati elettivi, per la elaborazione di una Costituzione e la nomina di un governo. È chiara l’opzione di Rosselli per un assetto di poteri di carattere sovranazionale, che elimini barriere, dogane, vincoli e proibizioni per fondare un la nuovo diritto europeo comunitario.

La prevedibile opposizione di alcuni stati, in primo luogo quelli fascisti, non dovrebbe comunque bloccare l’iniziativa, che potrebbe realizzarsi anche solo con un primo nucleo di soggetti aderenti.

Rosselli ha lucidamente presente che la politica imperiale britannica, il conservatorismo francese, il peso delle colonie, la complessità dell’impresa, la prospettiva della guerra, sono ostacoli consistenti all’attuazione dell’ideale, ma la fermezza del ragionamento nel constatare che non esiste altra strada percorribile spinge ad una conclusione, che mette in gioco le energie migliori degli uomini ed a far prevalere l’istanza morale del servizio e della missione. “Le utopie dell’oggi possono essere le realtà del domani. I movimenti rivoluzionari, che ancora si attardano alla politica dell’ieri, debbono osare una politica anticipatrice, la politica del domani…

Non esiste, per la sinistra europea, altra politica estera. Stati Uni- ti d’Europa. Assemblea europea. Il resto è flatus vocis, il resto è la catastrofe”.

Dopo la morte di Carlo Rosselli G.L. mette da parte l’europeismo ed accoglie piuttosto il federalismo infranazionale proposto da Emilio Lussu, che si caratterizza come processo autonomistico di decentra- mento e d’affermazione del potere dal basso all’interno dello Stato nazionale. L’istanza europeista è oscurata dal mito dell’URSS propagandato dai comunisti e dal ruolo forte assunto dallo Stato sovietico nella coalizione antifascista.

L’eredità ideale non si disperde; anzi il “Manifesto di Ventotene” (1941) di Ernesto Rossi, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, rappresenta la prima codificazione politica di un processo federalista in cui riconosciamo la piena sintonia con il pensiero di Rosselli.

E la battaglia di Piero Calamandrei all’Assemblea costituente della Repubblica italiana nel 1946 riuscirà ad ottenere alcuni significativi risultati con l’approvazione di un sistema importante delle autonomie locali, e con l’esplicita accettazione dei limiti alla sovranità nazionale per garantire pace e sicurezza nei rapporti internazionali.

In quegli articoli è visibile la lezione di Carlo Rosselli.