Notiziario EU – ISFE n.14

12 novembre 2022

Attenti al debito

Sembra un avviso ai naviganti ed in particolare al nuovo governo italiano: la Commissione Ue, riunitasi il 9 novembre, ha proposto una revisione delle regole, sino ad ora complicate e spesso inapplicabili, per rendere compatibili la sostenibilità dei debiti pubblici nazionali e la crescita sostenibile di ciascun paese membro dell’Unione. Il problema per tutti i paesi e per l’Italia più di altri, dato il livello stratosferico del debito pubblico, sarà proprio il tasso di sviluppo, nel momento che già si prevede una recessione a livello mondiale.

Nel quadro normativo previsto dalla Commissione i paesi della Ue con alto stock di debito pubblico sono sollecitati a seguire percorsi specifici di riduzione del loro debito e di limitazione del loro deficit pubblico nominale rispetto al PIL al di sotto della soglia del 3% per un prolungato lasso di tempo.

Per capire come ogni Stato debba procedere sui binari prefissati, si fa riferimento alla ridefinizione dei piani quadriennali, ai connessi piani decennali e alle leggi annuali di bilancio, che specificheranno i percorsi di rientro ottemperando ai criteri fissati dalla Commissione. Ciascun paese della Ue è chiamato a rispettare in modo cogente gli specifici impegni assunti. Su richiesta dei singoli paesi la Commissione ha la facoltà di concedere dilazioni nell’aggiustamento del debito pubblico entro margini temporali limitati al fine di realizzare investimenti e riforme cruciali per una crescita sostenibile di medio periodo.

Tutto al fine di favorire la transizione “verde” e digitale e per garantire l’inclusione sociale, che sono i pilastri del Next Generation Eu e del Programma della Commissione Ue.

Chi non rispetta gli impegni sarà sanzionato, ma spesso le sanzioni sono difficili da applicare e non escludono trattative lunghe e faticose. Il problema di fondo, però, come si può capire, resta la recessione. Se non ci sarà crescita, ma crisi economica, ci saranno problemi per tutti. Figuriamoci per i paesi ad elevato debito pubblico. Ecco perché la flessibilità andrà coniugata con la realtà, che spesso i piani, nella loro inevitabile rigidità, sembrano ignorare. In questo caso, poi, la realtà va oltre l’Unione. Riguarda l’economia mondiale e tutto ciò che la condiziona, dall’inflazione alla guerra in Ucraina, ma anche alle inevitabili tensioni internazionali in molte aree del globo, dal Mediterraneo al Pacifico, dagli USA alla Cina, dall’Africa al Medioriente.

Di tutto di più in un mondo globalizzato, pieno di opportunità, ma anche di conflitti.

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Gentiloni ha spiegato il senso della Riforma del Patto di Stabilità e Crescita

Il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni ha dichiarato che il piano per la riforma del Patto di Stabilità e Crescita, presentato dalla Commissione europea, mira a “conciliare tre imperativi che sono complementari e non contraddittori. In primo luogo si vuole sostenere la crescita e migliorare la sostenibilità del debito. In secondo luogo si vuole rafforzare la titolarità nazionale delle decisioni di politica economica. In terzo luogo si vuole semplificare le nostre regole preservandone l’intelligenza”.

Parole importanti da tenere presente.

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Immigrazione: solidarietà poca, ipocrisia tanta

Uno dei capitoli meno edificanti dell’Unione europea è rappresentato dall’immigrazione. Tutti coloro che parlano di accoglienza senza frontiere e poi riconoscono che mancano una politica europea e la solidarietà nella gestione di un fenomeno tanto delicato e drammatico sono come minimo incoerenti. Nessuno Stato si può fare carico da solo non di 100 o di 200 migranti, ma di decine e decine di migliaia. Dato che in Italia siamo già intorno ai 90 mila.

Tutti coloro che si appellano al diritto del mare o agli accordi di Dublino fanno finta di non sapere che non si tratta solo di profughi, né di naufraghi, ma spesso di migranti economici in mano alla catena dei criminali che gestiscono i flussi e poi lasciano il carico alle navi Ong nel mezzo del Mediterraneo.

Infine il Mediterraneo non è solo un mare italiano. Semmai il confine meridionale dell’Europa. Tuttavia i porti vicini sono tanti nel Mediterraneo. Con le navi moderne in poche ore si può approdare in Spagna, Francia, Grecia, Turchia e naturalmente anche in Italia. Se le Ong assolvono un compito umanitario lodevole, dovrebbero capire che scaricare i migranti in un solo paese non è un bel gesto, ma, spesso, molto spesso, un gesto politico, anzi, di geopolitica, anche per gli stessi migranti.

Il massimo di ipocrisia, però, sta nel fatto di confondere il fabbisogno di lavoratori dell’Italia con una incapacità di gestione di flussi migratori. Che, per essere tale, deve coniugare immigrazione ed integrazione e alla fine anche cittadinanza italiana ed europea. Nessuno Stato può permettere che milioni di persone popolino le città e le periferie italiane come fantasmi. Né si può essere così ipocriti da non capire che senza una gestione regolare dei flussi si alimentano la criminalità, lo spaccio di droga e la prostituzione. Illegalità che si somma a illegalità. Nessuno, infine, può ignorare che i costi umani di questi flussi, controllati dagli scafisti, comportano rischi gravissimi. In primis la morte in mare dei più deboli e dei più sfortunati.

Più che di solidarietà si potrebbe, quindi, parlare di fiera delle ipocrisie. Se infine l’Italia dovesse accettare di accogliere chiunque pur di ottenere l’indulgenza della Ue sulla nostra incapacità di gestire le finanze pubbliche, questo sarebbe semplicemente un ricatto immorale.

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Il MES, salva-Stati

Il ministro dell’Economia del governo italiano, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che il Patto di Stabilità resta cruciale per l’Italia, che dovrebbe impiegare tre anni per far scendere il deficit al 3% del PIL, portando il debito al 141%.

Il problema è quello della riforma del MES che l’Italia non ha ancora ratificato. L’Italia ha giustificato la sua posizione richiamando il fatto che in Germania la ratifica è ancora sottoposta al giudizio della Corte Costituzionale. Per il governo italiano il MES con regole scritte tre anni fa potrebbe essere superato dalla riforma del Patto di Stabilità.

Il MES salva-Stati non fu approvato dalla Lega e accettato dal Popolo della Libertà il 19 luglio 2012. Sarà bene che questa volta il governo italiano si prepari ad approvare, visto che il MES è stato approvato da tutti e che l’Italia è l’unico paese a non averlo sinora accolto. Si tenga presente che attualmente il nostro debito veleggia al 145,7% del PIL e che la crisi economica potrebbe creare problemi per mantenere i patti.