Notiziario EU – ISFE n.13

26 ottobre 2022

Un tema cruciale: l’Eurodifesa a pezzi

La Germania balla da sola anche sul tema cruciale della difesa in una fase storica in cui bisognerebbe procedere uniti verso una sicurezza collettiva. La Germania di Olaf Scholz a fine agosto ha lanciato il progetto per costruire uno scudo antimissile europeo. Questo progetto ha ricevuto l’adesione di 14 Paesi: tutta l’Europa dell’Est, meno la Polonia, la Finlandia, la Gran Bretagna, la Norvegia, ma più che altro meno la Francia, l’Italia e la Spagna.

Perché? Come mai Francia, Italia e Spagna non hanno aderito? La risposta è complicata, ma conferma che, come sul gas, anche su questo tema cruciale la Germania procede da sola.

Come i lettori del Notiziario ISFE ricordano, la Germania, tre giorni dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, aveva stanziato 100 miliardi di euro, il 2% del PIL tedesco, per modernizzare il proprio esercito. Senza nessun coordinamento con gli altri Paesi della Ue.

Ora lo scudo antimissile tedesco suona come un affronto alla Francia ed in particolare a Macron, che da tempo si muove per una difesa europea comune. Si tenga presente che la Francia non solo è l’unica potenza nucleare della Ue, ma è anche l’unica con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Lo smacco per Macron è grave, nel senso che il progetto tedesco prevede l’utilizzo di missili tedeschi, americani, israeliani, ma non francesi. Il tutto sotto l’egida della NATO più che dell’Europa.

Per l’ennesima volta l’Italia si trova nel mezzo e non potrà stare alla finestra, anche perché nel Mediterraneo si sta giocando una partita strategica, sia militare che energetica, di particolare importanza. In Libia ci sono russi, turchi ed egiziani e nel Mediterraneo orientale ci sono riserve energetiche di straordinaria importanza. Quando il gioco si fa duro, per l’Italia la debolezza militare e politica non giova.

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Il governo Draghi lascia con un successo in Europa

Il Consiglio Europeo dei capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri della Ue, riunitisi a Bruxelles il 20 e il 21 ottobre, è riuscito a prendere decisioni politiche importanti. In gran parte ispirate dal Presidente del Consiglio Mario Draghi per limitare l’esplosione dei costi del gas.

È stato deciso di procedere con “l’acquisto congiunto volontario del gas” per un volume del 15% delle esigenze e ancora di introdurre nuovi parametri di riferimento sul mercato del gas, di istituire un sistema per limitare i “prezzi eccessivi” del gas, di definire in via temporanea un tetto al prezzo del gas utilizzato per l’energia elettrica. Naturalmente raccomandando il risparmio di energia.

La Commissione dovrà recepire queste decisioni politiche in proposta di legge da sottoporre quindi al Consiglio dei ministri. Un iter complesso, che conosciamo bene, e che, tuttavia, è arrivato ad un punto assai vicino a quanto richiesto da mesi dai governi italiano e francese.

Resta l’introduzione piena del price cap, come richiesto da 15 Paesi membri, ma l’opposizione di Germania, Paesi Bassi, Austria, Ungheria, Danimarca e altri sette Stati ha dovuto accettare il compromesso.

Nelle crisi precedenti era accaduto lo stesso con la Francia e la Germania su posizioni diverse. Per la crisi dei debiti sovrani, per la pandemia di Covid. Tuttavia sia la Francia che la Germania, con le opposte coalizioni di Stati membri, ieri come oggi, hanno raggiunto il compromesso. Questa è la politica e questi sono i compromessi. Almeno sino a quando non si riformeranno le istituzioni della Unione europea.

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Un libro prezioso sull’Europa

Si intitola Essere Europa e contiene i contributi di sei studiosi su temi importanti, che riguardano gli obiettivi raggiunti nei settanta anni di storia dalla Comunità all’Unione e di ciò che ancora si dovrebbe fare.

I sei studiosi sono Antonio Calabrò, Maurizio Ferrera, Piergaetano Marchetti, Alberto Martinelli, Antonio Padoa-Schioppa, Paola Profeta. Il volume è curato da Piergaetano Marchetti ed è pubblicato da La nave di Teseo.

Le crisi che si sono succedute in questi ultimi anni hanno fatto dubitare sul futuro dell’Europa, ma, seppure fra mille incertezze davanti a sfide gigantesche, la crisi finanziaria del 2008, la pandemia e ora la crisi dell’energia e la guerra, l’Unione è riuscita a trovare risposte comuni. I risultati, ancorché faticosamente raggiunti, non possono far velo a due grandi rischi che incombono e si intrecciano: “la debolezza dell’opinione pubblica e la forza delle seduzioni nazionalistiche”.

Sono due questioni troppo serie per essere trattate nel nostro “Notiziario”, ma questo libro merita di essere segnalato perché evidenzia le sfide da colmare e le incertezze da superare.