Notiziario Eu-ISFE n. 12/2023

1° dicembre 2023

Patto di stabilità: una proposta di riforma

La Presidenza spagnola della Ue ha preparato una bozza di regolamento in vista della riforma del Patto di stabilità. Si tratta di sole 26 pagine, ma per i 27 della Ue rappresenta una base di confronto molto importante.

La bozza verrà discussa dai paesi membri nella riunione dei ministri delle Finanze (Ecofin) dei 27 il 7-8 dicembre a Bruxelles.

Molti paesi membri dell’Unione non sono in linea con i parametri del Patto di stabilità. Fra questi la Francia, il Belgio, la Finlandia e la Croazia, mentre l’Austria, la Germania, il Lussemburgo, la Lettonia, Malta, l’Olanda, il Portogallo, la Slovacchia e l’Italia “non sono del tutto in linea” con le raccomandazioni, specialmente sul debito pubblico.

La proposta di riforma del Patto interessa la metà dei paesi membri. La bozza prevede di poter spalmare su più anni l’aggiustamento dei conti. Ogni paese sarà chiamato a presentare a Bruxelles un piano di politica economica di quattro anni, allungabili a cinque, con le riforme e gli investimenti che intende varare. Per i paesi con un deficit oltre il 3% e con un debito oltre il 60% del PIL, Bruxelles metterà a punto una traiettoria tecnica dei conti pubblici su un periodo di quattro anni allungabili ad altri tre. Se i governi sono di breve durata, come in Italia, saranno problemi seri.

Tra le condizioni per un eventuale allungamento del periodo di aggiustamento del bilancio figurano investimenti nel settore della transizione ambientale, nella rivoluzione digitale, nella difesa, nella coesione sociale ed economica.

Sarebbe bene che, oltre all’inevitabile revisione del Patto di stabilità, si ripensasse a dare all’Unione anche un riassetto istituzionale per dare una investitura democratica e poteri precisi al Parlamento europeo, che non vuol dire federalismo, ma semplicemente rafforzamento del sistema di governo di una Unione che si accinge ad accogliere un’altra decina di paesi nel suo seno.  

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Per coloro che in Italia non tengono conto del debito e dei parametri europei

Lilia Cavallari, Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, ha dichiarato che “indipendentemente dal quadro di regole, l’Italia deve ridurre il debito, perché questo genera un onere molto forte nel bilancio pubblico”.

Per coloro che in politica, nei giornali e nelle televisioni la mettono facile sul tema della spesa pubblica, ha ricordato che “la sola spesa per interessi è di 100 miliardi l’anno” e questo è un macigno di tale peso da restringere i margini di manovra nel bilancio pubblico. Aggiungiamo noi: per non parlare dei 130 miliardi di costo di quella genialata giallo-rossa del bonus 110. 

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Tra Roma e Berlino cooperazione rafforzata

La Germania ospita la più grande comunità italiana al mondo. Attualmente 850 mila italiani vivono e lavorano in Germania. La cooperazione e l’integrazione economica fra Germania e Italia è nota e radicata, ancorché minacciata dalla rivoluzione nel settore dell’auto. Questo patto potrebbe rafforzare la stessa Unione europea nello sviluppo dei settori previsti nei famosi piani europei.

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Un brutto colpo ai piani europei. Ripensare è necessario

Mercoledì (15 novembre 2023) la Corte Costituzionale tedesca ha intimato al governo di non poter approvare i 60 miliardi di euro di finanziamenti stanziati per l’energia pulita e altri progetti relativi alla transizione verde. In sostanza la Corte ha dichiarato illegittima la decisione del Cancelliere Scholz di dirottare alla transizione verde i 60 miliardi che erano avanzati dagli stanziamenti previsti per far fronte alla pandemia.

Si tratta di un duro colpo al governo del Cancelliere Scholz e all’intero progetto europeo di transizione verde. Per la Corte tedesca la transizione verde non può essere finanziata a debito.

In sostanza per sostenere il piano verde o si tagliano le spese in altri settori o si aumentano le tasse. Un’alternativa che né socialdemocratici né verdi sanno come risolvere, visto che l’elettorato tedesco veleggia, nelle regioni dove si è votato, verso destra. La lezione vale per tutti e un ripensamento realistico e ponderato sia dal punto di vista economico che politico si impone. Non solo ai tedeschi, ma a tutti i paesi della Ue.