NOTIZIARIO EU – ISFE n.11

28 settembre 2022

Riformare i trattati per affrontare il futuro

Non sappiamo quali saranno i risultati su quello che doveva essere il grande dibattito sul Futuro dell’Unione europea, ma è chiaro che anche il discorso sullo stato dell’Unione, che la Presidente Ursula von der Leyen ha presentato al Parlamento europeo, non ha chiarito che gli impegni sul sostegno all’Ucraina e poco più.

Per quanto molto impegnata e positivamente impegnata, la Presidente della Commissione non poteva spingersi più avanti di un impegno generico di riforma delle istituzioni. Chi, invece, su questo tema cruciale ha detto cose chiare è stato Enzo Moavero Milanesi (ministro per gli Affari Europei dal 2011 al 2014 e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale dal 2018 al 2019), che ha scritto sul “Corriere della Sera” (22 settembre 2022) un articolo dal titolo perentorio: Perché è necessaria e urgente una riforma dei Trattati.

La nostra Istituzione (ISFE) è nata con l’idea di aiutare la conoscenza dell’Europa e delle sue istituzioni, ma anche di favorire un processo di riforma. Per questo abbiamo partecipato al dibattito sul Futuro dell’Europa. Per questo registriamo con favore la posizione di Enzo Moavero Milanesi. Moavero sottolinea che il processo di integrazione è andato molto avanti, ma il complicato assetto costituzionale della Ue costituisce ormai un ostacolo nel rispondere ai problemi interni all’Unione e alle sfide internazionali. Moavero sottolinea il potere dei governi nazionali nel Consiglio d’Europa e nel Consiglio europeo; il ruolo peculiare della Commissione; l’incompleta potestà del Parlamento europeo, della Banca centrale (BCE) e della Corte di giustizia.

Nel sistema Ue occorre l’approvazione del Consiglio sia per la legislazione vincolante nei confronti dei paesi aderenti, sia per le decisioni rilevanti di affari esteri e difesa.

Il Consiglio agisce e vota sulla base dei Trattati Ue per ciascuna materia o con l’unanimità o con una maggioranza qualificata. Nel primo caso c’è il diritto di veto con cui si blocca tutto. Anche nel secondo non è facile ottenere maggioranze qualificate. Per cui tutto il meccanismo si ferma e le risoluzioni vengono rinviate.

Le proposte normative Ue non partono dal Parlamento, ma dalla Commissione. Specialmente su temi cruciali come il bilancio della Ue, le tasse, la difesa si deve passare per il Consiglio. Persino l’azione della BCE soggiace a limiti non previsti dalle banche centrali.

Infine la Corte di giustizia ha giurisdizione per le vertenze Ue, ma non su materie delicate di politica estera o di difesa.

La realtà operativa dell’Unione appare sempre più impegnata ad affrontare le sfide che scuotono il mondo attuale (crisi finanziarie, pandemie, guerre). In buona sostanza la Ue, come sempre abbiamo scritto nel nostro Notiziario, non è né una confederazione con una chiara definizione delle materie di competenza del potere sovranazionale, né una federazione dove non esiste un potere di veto, ma le materie di competenza del governo federale sono chiare e ben delineate.

La Ue è un soggetto sui generis, ma troppo complicato nelle sue basi istituzionali. Ecco perché la Presidente della Commissione nel suo intervento sullo stato della Ue ha fatto capire che bisognerà avviare una riforma dei Trattati. Secondo Moavero bisognerà mettere al centro «una nitida ed efficiente forma costituzionale compiuta per l’Unione, da sottoporre poi a un referendum di approvazione». Questa è un’affermazione chiara che non può essere ignorata.