30 maggio 2025
“Nessun dorma”. Il Presidente Mattarella, le guerre e l’Europa
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in missione a Bruxelles (21 maggio 2025), parlando al Consiglio d’Europa, ha dichiarato: “È fondamentale recuperare il rapporto euroatlantico”. Secondo Mattarella non esistono alternative al patto della NATO che ha legato l’Europa agli Stati Uniti. Parlando con il Presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa, lo ha esortato ad affrontare i temi di una situazione geopolitica sempre più grave. Per arrivare ad una situazione internazionale più stabile occorre che l’Unione europea sia sempre più autorevole nel mondo. Specialmente davanti ai temi cruciali della sicurezza, della difesa e dell’immigrazione. “Per contribuire a ridurre l’immigrazione incontrollata – ha detto Mattarella – serve una lotta comune ai trafficanti e aprire canali per regolarizzare gli arrivi”.
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L’Unione europea rivede le norme sui paesi terzi
La Commissione europea ha proposto la revisione delle norme per l’applicazione del concetto di “paese sicuro” come previsto dal nuovo Patto per la migrazione. Si apre, così, la strada al trasferimento dei richiedenti asilo fuori dai paesi dell’Unione in paesi terzi sicuri. Di fatto si tratta di una stretta alle richieste di asilo. Naturalmente i minori non accompagnati saranno esclusi dall’applicazione delle nuove norme. Norme che peraltro dovranno essere approvate entro il mese di giugno. Si tratterà, come prevedibile, di un percorso difficile, perché il tema è oggetto di scontri politici e interpretazioni varie perché, per ora, molti paesi europei prevedono norme molto varie fra loro.
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La lentezza dell’Europa
Lo aveva sottolineato, il procedere troppo lento della deliberazione della Ue, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il primato di questa lentezza spetterebbe al Parlamento europeo. È passato un anno dalle elezioni europee e ci sono voluti mesi prima che la macchina parlamentare europea potesse entrare in funzione. Forse, anche per questo, il Parlamento è stato “saltato” dal processo decisionale sul piano di riamo (Safe) da 150 miliardi dal momento che la Commissione ha deciso di utilizzare l’articolo 122 del Trattato sul funzionamento della Ue, proprio per l’urgenza della situazione internazionale con due guerre che diventano sempre più gravi alle porte di casa. L’articolo 122 permette di evitare la procedura legislativa ordinaria per ragioni di urgenza. Una urgenza che sta nei fatti.
Naturalmente la Commissione giuridica del Parlamento ha contestato la decisione e ha minacciato di ricorrere alla Corte di giustizia. Le Corti, ormai, sono veri e propri poteri non eletti, ma sempre più potenti. Il problema delle istituzioni europee è ancora più serio perché la composizione politica del Consiglio è diversa da quella del Parlamento. Nel Consiglio, ormai, predominano i governi espressi dagli elettori sempre più spostati a destra. Mentre nel Parlamento gli equilibri politici sono diversi, anche se non c’è più una maggioranza che possa escludere il Ppe, vero ago della bilancia del Parlamento come della Commissione.
Tutto ciò, però, non facilita il processo decisionale e, come ha detto Mattarella, sarebbe ora di rimediare. Come? Nessuno lo sa.
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La Grecia e l’Europa: un “miracolo” esemplare
Tutti ricorderanno la crisi del debito che esplose in Grecia nel 2008, quando il governo del socialista Georgios Papandreou ammise un deficit del 15,4%. I governi avevano falsificato i dati delle finanze pubbliche per spendere e spandere per creare consenso. In pochi anni i socialisti aumentarono i dipendenti pubblici che passarono da 510 mila a 786 mila, aumentarono le retribuzioni, introdussero le “baby pensioni” all’italiana ecc.
Nonostante la crisi, i greci nelle elezioni del 2015 premiarono l’estrema sinistra che addirittura si alleò con l’estrema destra per conservare i vantaggi del sistema assistenziale a scapito dei conti pubblici. Ci fu persino un referendum per respingere un piano di risanamento proposto dall’Unione europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Le conseguenze furono drammatiche: le banche chiusero gli sportelli, i prelievi con bancomat furono contingentati e l’economia greca paralizzata. Il demagogo ministro delle Finanze Varoufakis, che piaceva anche in Italia, fu costretto a dimettersi. Il governo Tsipras di estrema sinistra restò in piedi, ma dovette accettare il piano di salvataggio dell’Europa. Almeno fino alle elezioni del 2019, quando la sinistra fu sconfitta dal liberale Kyriakos Mitsotakis leader di Nea Demokratia. I programmi europei Next Generation Eu e PNRR fornirono alla Grecia un sostegno finanziario di 17 miliardi in sovvenzioni e 12 miliardi in prestiti agevolati.
Come la Grecia, anche l’Italia si avvantaggiò economicamente grazie a questi piani, ma la Grecia fu più virtuosa. Mitsotakis vinse ancora le elezioni con oltre il 40% dei voti contro Syriza che scese al 17,8% dei voti. Ormai la Grecia segna una crescita del 5,9%. Dopo tutto, però, a chi ne fa buon uso i piani europei sono utili. Meditate.
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La guerra dei dazi: il “fronte interno” Ue
Come Draghi e Letta hanno scritto nei loro rapporti, l’Unione dovrebbe porre mano ai dazi interni al mercato unico. Come ha spiegato Draghi, le barriere interne sono un danno per i paesi dell’Unione e per l’economia europea.
La Commissione Ue ha presentato il 21 maggio un piano per abbattere dieci di queste barriere interne che riguardano regimi fiscali diversi, differenze di prezzi nei servizi, diverse regole nel riconoscimento del titolo professionale ecc.
Questo piano andrà attuato con lo stesso impegno per la trattativa con il Presidente americano Trump. I vari paesi membri dell’Unione europea dovrebbero capire che la questione delle barriere interne è importante quanto quella della trattativa con gli USA. Se non altro perché può rafforzare l’economia dell’Unione e renderla più competitiva.