15 ottobre 2022
È nata la Comunità politica europea
Il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha spiegato l’esigenza della riunione della Comunità politica europea, voluta dal Presidente francese Emmanuel Macron per affrontare le «drammatiche conseguenze della guerra russa [in Ucraina]».
Ma cos’è questa nuova creatura? Macron ha spiegato che bisogna dialogare con quei Paesi che gravitano intorno all’Unione europea e ne condividono interessi e valori, ma che non necessariamente ne entreranno a far parte. Oltre i 27 leader degli Stati membri della Ue, altri Paesi europei, sino ad arrivare a 44, si sono trovati a Praga per parlare di sicurezza e crescita. Tra di essi Turchia, Islanda e persino la Gran Bretagna. Uno stile di adesione volontaria diverso dalle brutali annessioni di Putin, che si ritrova sempre più isolato.
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Eppur si muove
Per bloccare l’altalena dei prezzi dell’energia il tempo è poco. Il Presidente del Consiglio Draghi e la Presidente della Commissione convengono che «è ora di decidere».
Tuttavia i Ventisette riuniti a Praga sono ancora divisi sul price cap e la decisione definitiva è rinviata al 20 ottobre, quando il Consiglio europeo si riunirà a Bruxelles.
Un risultato, tuttavia, c’è stato: tutti i Paesi si sono dimostrati favorevoli all’adozione di misure di contenimento dei prezzi. Ben 15 Paesi, fra cui l’Italia, che si è mossa per prima e con forza grazie al Presidente Draghi, si sono espressi a favore di «un approccio europeo e non nazionale perché sarebbe più costoso». Persino il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato che «è fondamentale che i prezzi del gas subiscano un ribasso». Poi ha aggiunto che bisogna pensare anche alla «sicurezza dell’approvvigionamento». Tuttavia ha convenuto che questo problema «si può affrontare solo collettivamente».
Se non si trova un coordinamento europeo, si può intaccare il grande pilastro del mercato unico e la coesione dell’Euro. Nessun Paese, nemmeno la Germania, può permettersi di affrontare da sola l’emergenza energetica e le minacce sempre più pesanti di Putin. Più il Cremlino cerca di sfiancare l’Europa, più aumenta il bisogno di unità. Più cresce l’area di adesione ai valori dell’Unione, più si manifestano l’isolamento di Putin e la sua pericolosità.
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Il tempo della BCE e l’esigenza di un fondo europeo per fronteggiare la crisi energetica
La BCE può avere un ruolo importante nell’affrontare la crisi, come ha sottolineato a Firenze il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, sia rispetto all’andamento dei tassi, sia rispetto alle immissioni di liquidità. In effetti molti Paesi avranno bisogno di liquidità per affrontare la crisi energetica.
Molto di più si potrebbe fare con l’intervento comune sul mercato dell’energia. Contemporaneamente, però, bisognerebbe varare un fondo, alimentato dal debito comune europeo, per sostenere gli sforzi finanziari nazionali per contenere l’impatto gravissimo che i prezzi dell’energia hanno su famiglie e imprese. E persino sulla coesione europea, visto il divario dei mezzi finanziari che i vari Paesi possono mettere in campo. Si pensi che il piano tedesco da 200 miliardi, cioè l’8% del PIL, vale più del doppio delle sovvenzioni sinora combinate da Francia e Italia. Il triplo di quanto versato dal grosso dei Paesi europei in termini di PIL.
Bisogna evitare che la crisi aumenti i divari economici interni. Per questo occorre affrontare il problema strutturale di una politica di bilancio a livello comunitario. Nel senso che non basta una politica monetaria, ma occorre un fondo europeo capace di intervenire sulle risposte da dare alle crisi esogene, come si è fatto per affrontare la pandemia. Questo il suggerimento importante di Gentiloni. Bisogna che anche l’Italia, con il governo che verrà, abbia chiaro che non si può deragliare da questi binari e che bisogna perseguire gli obiettivi nazionali nel quadro di una strategia europea, faticosa, ma obbligata.