Notiziario Eu-ISFE n.10/2024

27 settembre 2024

Le procedure europee sono terribilmente lunghe e lente, come se il mondo stesse a guardare. Appena presentato il nuovo collegio dei commissari, fra cui figura per l’Italia Raffaele Fitto, i parlamentari europei saranno chiamati a votare uno per uno i candidati-commissari, anche in base alle loro competenze.

Il Trattato di Lisbona conferisce al Parlamento poteri significativi sulla nomina di commissari. A elencare tutti i passaggi ci vorrebbe un intero Notiziario.

Prima il candidato dovrà dichiarare per scritto di non essere portatore di conflitti di interesse. Poi il candidato dovrà essere esaminato dalla Commissione parlamentare responsabile del portafoglio assegnato. La presentazione orale dovrà durare tre ore. Poi, se la Commissione responsabile approverà con la maggioranza di almeno due terzi, tutto bene. Se non ci sarà la maggioranza al primo turno, ci sarà un secondo passaggio dove basterà la maggioranza semplice, confermata dai capigruppo. Una volta terminate le audizioni, l’intero collegio dovrà ottenere la fiducia della maggioranza dell’Assemblea parlamentare.

Con un iter di questo tipo può accadere di tutto con passaggi ad alto rischio ed imboscate di ogni tipo. Tuttavia, in generale, per evitare di ricominciare tutto da capo, i deputati scelgono di frenare i loro umori e gli istinti peggiori pro bono pacis. Fra un esame e un altro esame, un voto e un altro voto ancora, alla fine di ottobre il collegio dei nuovi commissari potrebbe entrare in carica.

Chi vivrà vedrà. Il mondo intorno a noi corre veloce, ma l’Unione europea procede senza fretta. Magari fosse festina lente.

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Se ne parla e se ne parlerà ancora del Rapporto Draghi, ma noi vogliamo sottolineare uno degli aspetti più gravi del ritardo della Ue nel campo ormai cruciale dell’Intelligenza artificiale.

Una delle critiche più dure di Draghi riguarda la giungla dell’impianto normativo messo in campo in questi ultimi tempi. Un impianto normativo che sembra un percorso ad ostacoli: Digital market act; Digital service act; Data act; Data governance e, per ultimo ma non ultimo, Ai act.

Lo stesso Draghi parla di «normative incoerenti e restrittive», che gravano su tutti gli operatori e specialmente sulle piccole e medie imprese.

La complessità di queste normative, le sovrapposizioni, le incoerenze rischiano di compromettere gli sviluppi nel campo delle applicazioni dell’Ai e specialmente dell’Intelligenza artificiale generativa.

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La premier Meloni e Draghi si sono confrontati sul Rapporto sulla competitività, presentato nei giorni scorsi al Parlamento europeo. Giorgia Meloni ha sottolineato di condividere diverse proposte del Rapporto di Draghi. Lo ha fatto anche all’assemblea di Confindustria, dove sono emerse le preoccupazioni per i piani relativi alla transizione energetica e ambientale. Transizione  che non può andare a scapito della competitività e della crescita dell’economia europea. Occorreranno ingenti capitali e bisognerà prevedere di attivare un debito comune che sostenga e acceleri questi ingenti investimenti. Attualmente decisamente inferiori a quelli messi in campo dagli USA e dalla Cina.

Infine bisognerà pensare all’industria della difesa in un mondo sempre più conflittuale.

Quanto ai capitali da investire nella rivoluzione digitale e nell’intelligenza artificiale, questa è la realtà, come ha ricordato il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini: la Ue investe 20 miliardi in dieci anni, mentre la Cina 100 e gli USA 300. Sia gli SA che la Cina, poi, non hanno creato una giungla burocratica simile a quella della Ue.