Notiziario Eu-ISFE n.13/2025

15 ottobre 2025

Speriamo che la crisi francese non abbia conseguenze negative su una Unione europea che già è in difficoltà proprio sul piano della politica estera e della sicurezza. Queste, con ciò che accade intorno a noi, non sono più questioni secondarie, ma, come tutti o quasi hanno compreso, questioni di massima importanza per la Ue.

Bisogna subito dire che non è di poco conto la crisi economica della Francia perché riguarda non solo l’aumento notevole del debito pubblico, 3.416 miliardi di euro, il 115,6% del PIL, ma anche l’indebitamento esponenziale delle imprese che ha raggiunto i 4.500 miliardi, il 155% del PIL. In Italia il dato è del 57% del PIL, in Germania dell’89%, mentre negli USA del 73% del PIL. Da qui l’indebitamento delle industrie francesi e anche l’aumento del costo oggi del 57,7% contro il 27,1% dell’Italia e il 33,3% della Germania.

Debito pubblico e debito privato in Francia sono connessi in un circolo vizioso per via di aiuti, debiti, rendimenti e tassi di interesse. Il nuovo governo Lecornu dovrà tenere conto di questa realtà e fermare la crisi del debito pubblico. Impresa non molto facile perché si dovrà tagliare a partire dalle pensioni oppure applicare tasse più alte ai redditi superiori.

Per quanto riguarda il tema cruciale della sicurezza bisogna tenere presente che la Francia è l’unica dei ventisette membri della Ue che dispone di un deterrente nucleare e fa parte dei cinque seggi del Consiglio di sicurezza permanente delle Nazioni Unite. Oltre a ciò la Francia è dotata di una vasta rete diplomatica che arriva sino all’Africa e all’Asia. In più ha firmato accordi bilaterali di cooperazione nel campo della ricerca e della sicurezza con Germania, Italia, Polonia e con l’Inghilterra. Per questo sarebbe utile all’Unione europea che la Francia uscisse dalla crisi. Una crisi che tocca per ragioni diverse anche la Germania e quindi i due paesi, più l’Italia, che dovrebbero far da traino all’Unione europea.

Destra liberale e sinistra riformista, popolari e conservatori dovrebbero capire che, se si vuole rafforzare l’Unione europea e riformare le sue istituzioni per affrontare le minacce del presente, non resta che cercare di lavorare insieme per il bene di tutti.

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Dal 12 ottobre 2025 bisognerà dire addio ai timbri sui passaporti per via dell’entrata in vigore del sistema informatico di ingresso e uscita nei Paesi membri di Schengen. Il nuovo sistema regolerà gli ingressi e le uscite di coloro che viaggiano per soggiorni brevi negli Stati membri della Ue. L’entrata in vigore sarà, però, graduale.

Si dice che questo nuovo sistema dovrebbe contrastare la criminalità, i terroristi, i migranti irregolari. Il sistema della centrale informatica sarà collocato a Tallinn in Estonia. L’Estonia è molto vicina alla Russia di Putin e ai sistemi di guerra cibernetica di cui si parla in questi giorni. Speriamo bene.

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Secondo Christine Lagarde, Presidente della BCE, l’euro digitale sarà pronto fra un paio di anni. «Non possiamo permetterci di perdere tempo» ha dichiarato la Presidente della BCE davanti al dilagare della proliferazione delle criptovalute, specialmente americane. La notizia importante sta nel fatto che alcune aziende italiane come Almaviva e Fabrick del gruppo Sella oltre a Nexi sono state selezionate dalla BCE per realizzare l’app mobile e l’infrastruttura tecnologica.

 In sostanza l’euro digitale dovrebbe arginare il dilagare delle monete digitali in dollari, che potrebbero ridurre il peso e il valore dell’euro. Non si dimentichi che proprio l’amministrazione Trump con il Genius Act ha istituzionalizzato e regolamentato le criptovalute in dollari. Il controllo della moneta è fondamentale anche per l’Unione europea.

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La plenaria del Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza con 469 voti favorevoli, 97 contrari e 38 astenuti una risoluzione non vincolante che chiede una risposta unitaria alle violazioni russe nello spazio aereo europeo e la realizzazione di droni per la sicurezza della Ue. La condotta della Russia per la maggioranza dei parlamentari fa parte della guerra ibrida di Putin, a cui occorre rispondere in maniera coordinata e unitaria per difendere lo spazio aereo europeo.

Purtroppo, anche su temi così importanti il Parlamento si è diviso con voti contrari di estrema sinistra e anche di forze di destra. I “filo-putiniani” italiani sono abbastanza numerosi. Più che nel resto della Ue, ma le maggiori forze politiche dovranno affrontare il problema della sicurezza. La prossima settimana i leader Ue discuteranno la road map per la difesa da raggiungere entro il 2030.

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Le Regioni europee e la Commissione si confrontano sui fondi di coesione previsti per il bilancio dell’Unione 2028-2034.

Governatori di Regioni e sindaci riuniti per la ventitreesima settimana europea hanno chiesto più soldi alla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen. La Presidente della Commissione ha cercato di placare i malumori dicendo che il ruolo delle regioni rimarrà lo stesso del passato e anche in futuro il Fondo di coesione servirà a rinsaldare la compagine dei Paesi dell’Unione.

Noi, cittadini europei, vorremmo sapere con precisione come sono stati spesi i fondi sinora assegnati. Prima di assegnare altri fondi, meglio conoscere come sono stati spesi sinora.